Volkswagen Polo, esplosione in tangenziale: dettagli agghiaccianti

Misteriosa e drammatica esplosione di una Polo sulla tangenziale di Napoli: era impegnata in un esperimento per la mobilità sostenibile

Morire per una ricerca sulla mobilità sostenibile, anche se le cause sono tutte da chiarire. Tutto è cominciato venerdì 23 giugno quando una Volkswagen Polo in transito sulla tangenziale di Napoli è stata distrutta dopo un’esplosione improvvisa.

VW Polo in fiasmme
Una normale VW Polo , molto simile a quella protagonista dell’incidente – Instagram @tigervel.multimarcas allaguida.it

Attorno alle 14 l’auto improvvisamente ha preso fuoco senza aver urtato altre macchine e nemmeno il guard rail. A bordo Maria Vittoria Prati, 66 anni, ricercatrice piacentina dell’Istituto motori del Cnr che ha sede nel capoluogo campano e il 25enne Fulvio Filace, 25 anni, laureando in ingegneria meccanica e tirocinante presso l’Ente di ricerca.

Fin da subito le condizioni dei due, trasportati all’ospedale Cardarelli per la gravissime ustioni riportate, sono apparse drammatiche. E nella giornata di lunedì 26 giugno è arrivata la notizia peggiore: la dottoressa Prati, molto conosciuta e stimata nel suo ambiente, non ce l’ha fatta. Troppo gravi le ustioni riportate sul 90% del suo corpo.

Molto serie anche le condizioni del giovane ricercatore accanto a lei che invece è stato investito dalle fiamme sul 70% del corpo. Ma secondo i sanitari che lo hanno in cura qualche timido segnale positivo è arrivato e non manca a nessuno la voglia di lottare.

Un incidente che però ha anche scatenato polemiche per la sua dinamica. Toccherà alla Procura di Napoli, che ha immediatamente aperto un’indagine sul caso, chiarire tutta la dinamica dopo la relazione dei Vigili del Fuoco e della Polizia Stradale. In parallelo un’altra inchiesta è stata anche avviata dal Cnr che vuole fare chiarezza su quanto avvenuto.

Voilkswagen Polo, esplosione in tangenziale: tutti i dettagli e le ipotesi al vaglio

La Volkswagen Polo andata distrutta nel rogo era un prototipo del Cnr. Stava testando su strada una soluzione per rendere ibridi alcuni modelli obsoleti, riducendo quindi le loro emissioni nocive.

Un mezzo utilizzato nell’ambito del progetto di ricerca europeo LIFE-Save (sigla per Solar Aided Vehicle Electrification): in pratica verifica la fattibilità di un’elettrificazione a posteriori di un vecchio motore a scoppio con batterie alimentate da pannelli solari.

In base ai primi sommari riscontri, gli inquirenti stanno esaminando diverse ipotesi prima di concentrarsi sulle cause reali. Quella più probabile è legata al fatto che ad innescare l’esplosione potrebbero essere state alcune bombole di ossigeno presenti nell’abitacolo.

L’indagine quindi dovrà stabilire, nel caso, perché quei recipienti si trovassero a bordo e quindi se il loro trasporto fosse stato organizzato in condizioni di sicurezza. Al lomento sembra invece esclusa l’ipotesi di un difetto meccanico della vettura che possa aver innescato lo scoppio.

Piuttosto la colpa potrebbe essere legata all’ondata di grande caldo che ha colpito l’Italia nei giorni scorsi. La temperatura elevata potrebbe aver causato un aumento di volume e quindi una eventuale fuoriuscita del materiale.

Il contatto con le componenti elettriche del veicolo, sarebbe stato un innesco fatale per l’esplosione e quindi per l’incendio. Ma non c’è nessuna certezza che su quella Polo viaggiassero più bombole di gas rispetto al dovuto e quindi al momento è aperta ogni ipotesi.

Fin da subito comunque i parenti delle due persone coinvolte hanno chiesto spiegazioni, a cominciare da quelli del tirocinante. Aveva la formazione adatta per viaggiare a bordo di quel mezzo, era stato autorizzato a compiere un tragitto con un veicolo comunque sperimentale? In ogni caso la ricercatrice deceduta aveva una lunghissima esperienza alle spalle, quindi sembra difficile ipotizzare un azzardo.

In ogni caso, come hanno raccontato alcuni testimoni, l’esplosione è stata improvvisa e inattesa, anche molto violenta e questo non ha concesso scampo ai due occupanti. Decisive potrebbero essere anche le immagini delle telecamere presenti sul tratto stradale che l’auto stava percorrendo in quel momento.

Progetto LIFE-Save: come funziona e quali sono gli obiettivi delle ricerca sulla auto datate

L’auto in questione stava quindi effettuando alcuni collaudi per il progetto LIFE-Save. In particolare era una Polo TDI di quinta generazione (quella prodotta tra il 2009 e 2017), equipaggiata per la ricerca portata avanti dal Cnr.

La Polo del Progetto LIFE-Save: cosa non ha funzionato
La Polo del Progetto LIFE-Save – Allaguida.it

Il progetto e finanziato dal programma europeo Life, fondo d’investimento dell’Ue per l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico partito nel 2017. L’obiettivo è sviluppare e produrre un sistema per convertire le auto termiche in veicoli ibridi plug-in, quindi svecchiando il parco macchine europeo senza dover per forza acquistare un’auto nuova. In teoria questi veicoli sarebbero in grado di ridurre consumi ed emissioni di circa il 20-25% in un ciclo di guida urbano.

Su questa Polo in particolare era stato installato un sistema di elettrificazione retrofit con batterie alimentate da pannelli solari e nel progetto è coinvolta anche la eProInn Srl. Si tratta di una società nata nel 2014 come spinoff dell’Università di Salerno.

Il professor Gianfranco Rizzo, amministratore di eProInn, ha spiegato al quotidiano ‘Il Mattino’ che i primi test sono stati svolti in realtà a Biella e lì è avvenuto il montaggio del gruppo propulsore, cioé il powertain elettrico per il funzionamento ‘pulito’ del veicolo.

A bordo trasportava le apparecchiature per il Pems, cioé il sistema portatile di misurazione delle emissioni, che prevedono anche bombole a gas, oltre al serbatoio per il gasolio. Quello che Rizzo non sa, è quanto gas fosse presente nelle bombole perché non era fisicamente presente quando sono state installate

In generale il progetto LIFE Save prevede l’installazione di due motori elettrici, alimentati da pannelli solari installati sul tetto, nelle ruote posteriori. La batteria agli ioni di litio invece è posizionata nel bagagliaio, al posto della ruota di scorta.

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