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Un solo neo nei 75 gloriosi anni di servizio: esser stato commissionato da Hitler. La Volkswagen Typ 1 per noi è semplicemente il Maggiolino, quasi un essere mitologico, tanta è stata la popolarità, diffusione e originalità di un’auto nata per la grande motorizzazione di massa in Germania.
Fu Ferdinand Porsche l’autore della perfezione. All’epoca – siamo nel 1938, quando la prima Typ 1 arriva sul mercato – doveva assicurare spazio per 5 persone, consumare poco (7 litri/100 km) ed essere affidabile. Chi tracciò queste linee guida? Il fuhrer in persona.
Il dramma della guerra portò la prima Volkswagen a esser prodotta anche in varianti militari, così fu dopo il secondo conflitto mondiale che si potè ripartire con la ricostruzione della fabbrica di Wolfsburg e proseguire la motorizzazione di massa che l’auto del popolo doveva compiere.
Dieci anni fa, l’ultimo esemplare a uscire da una delle tante fabbriche sparse per il globo, in Messico: era il 30 luglio 2003 e la produzione si fermò a oltre 21 milioni. Settantacinque anni di modifiche, ritocchi, senza ma stravolgere l’essenza di un prodotto sul quale nemmeno Sergio Pininfarina, chiamato nel 1958 a perfezionarlo, riuscirà a cambiarlo più di tanto. Il maestro del design italiano suggerì un lunotto più grande rispetto al passato, quello dell’Ovalino che a sua volta aveva sostituto il primissimo Pretzelfenster, con due vetri separati.
Apparirà nelle pellicole cinematografiche, diventerà Herbie, correrà in pista. Il Maggiolino vedrà un impiego anche come trebbiatrice, o almeno il suo motore boxer 4 cilindri.
Dimensioni da utilitaria moderna, con 4 metri e 8 centimetri di lunghezza, un’altezza generosa (150 centimetri) e un peso contenuto in 760 kg sulla prima versione. Il motore subì delle evoluzioni rispetto ai 985 cc, cubatura iniziale e in grado di assicurare 23,5 cavalli, per arrivare alle produzioni da 1.2 e 1.3 litri nel corso dei decenni.
Ma quando divenne, in realtà, “Maggiolino” la Typ 1? Correva l’anno 1968 e il mercato lo accolse così in Italia, mentre in Francia sarà Coccinelle, Beetle o Bug in Gran Bretagna e Stati Uniti, Fusca in Brasile e Vocho in Messico: ha saputo parlare lingue diverse ottenendo lo stesso successo.
Non solo berlina due volumi, dalle forme ondulate, simpatico sul frontale. Il Maggiolino sarà anche cabriolet, con una capote in tela ad azionamento manuale tanto simile nel profilo laterale a una vasca da bagno.
Lo stile si evolverà, coinvolgendo oltre al lunotto i gruppi ottici anteriori e posteriori. Davanti arriveranno elementi verticali nel 1967, mentre al posteriore si opterà per la forma a ferro da stiro. Ancora interventi nel 1972, questa volta con elementi rotondi e sporgenti, come una zampa d’elefante.
La tecnica prevedeva sospensioni a ruote indipendenti, con l’esordio della sospensione MacPherson anteriore più molle e ammortizzatori al posto delle barre di torsione: è il Maggiolone, prodotto sul finire degli anni Sessanta e con un frontale più bombato rispetto al Maggiolino.
Con 34 cavalli, cambio 4 marce, architettura boxer 4 cilindri e 2 valvole per cilindro, il motore 1.2 litri resterà sempre fedele al raffreddamento ad aria, mentre la sicurezza migliorerà quando dai quattro freni a tamburo si passerà ai dischi anteriori.
E’ un pezzo importante di storia dell’automobile la Typ 1 e non solo per il successo che ha saputo riscuotere come modello, ma anche perché rappresenta la pietra miliare che ha dato il via a uno dei più importanti gruppi automobilistici oggi sulla scena. Peccato l’origine di tutto debba ricondursi ad Adolf Hitler.