Sono passate già diverse settimane, eppure Verstappen non ha ancora superato lo shock. Le sue parole sono davvero strazianti.
I piloti di F1 di oggi danno l’idea di essere freddi e distaccati, tutti concentrati sul raggiungimento dei loro obiettivi e sulla vita da super vip, ma evidentemente non è così. Anche i più “cannibali” hanno una certa sensibilità, ben nascosta dall’esigenza di comportarsi da duri e da egoisti.
A tal proposito chiedere a Max Verstappen noto per essere una macchina da guerra, svezzato e cresciuto da papà Jos con il solo pensiero della vittoria, eppure ultimamente scosso da una brutta vicenda che ha visto coinvolto un suo connazionale e che ci riporta allo scorso 1 luglio.
Verstappen sconvolto, non se lo aspettava proprio
Dilano Van ‘T Hoff stava affrontando Gara 2 della Formula Regional By Alpine sul circuito di Spa Francorchamps quando a causa del maltempo e della scarsa velocità, è stato colpito violentemente da un’altra vettura sul rettilineo del Kemmel e non ha avuto scampo.
La notizia della morte del 18enne della MP Motorsport, raggiunse subito il paddock della F1, in quel momento impegnato in Austria, lasciando tutti i protagonisti disturbati per quella sorte di deja vu che ha riportato il gruppo alla tragica fine di Anthoine Hubert, scomparso nel 2019 nel corso della seconda corsa della Formula 2, sempre sulla pista delle Ardenne.
A oltre un mese di distanza è emerso un dettaglio riportato dallo stesso Mad Max. Negli istanti appena successivi alla diffusione del comunicato ufficiale, l’olandese aveva pubblicato un messaggio di vicinanza sui social e tra tutti i commenti ricevuti ne arrivò uno speciale.
“Pochi istanti dopo aver postato, ho visto che sua sorella aveva replicato“, il suo racconto al sito Formule1. “Diceva che ero stato l’idolo del fratello. Quelle poche parole mi hanno lasciato di stucco. Ho pensato alla mia famiglia e al fatto che avrebbe potuto accadere anche a me“.
Sebbene gli anni e la tecnologia abbiano permesso alla sicurezza di tracciati e vetture di rafforzarsi, un minimo di rischio continua ad esserci e di tanto in tanto, il mondo motoristico torna brutalmente a fare presente quanto sia insidioso, nonostante i passi avanti.
Il due volte iridato ne è perfettamente a conoscenza ed infatti, maturando, ha smesso i panni del kamikaze, sempre in mezzo agli incidenti per la tanta fame di dimostrare, assumendo un atteggiamento più ragionato.
“Adesso penso in maniera differente. Quando correvo in Formula 3 per me la paura non esisteva. Non ne provo nemmeno ora, ma rifletto di più sulle conseguenze delle mie azioni. Quando ero più giovane, invece, guidavo solo d’istinto“, ha proseguito nella sua analisi. “Non voglio biasimare nessuno con questo, visto tra l’altro che è stato lui ad essere centrato, dico soltanto che da adulti si prendono meno rischi“.
Dopo una tragedia del genere per il driver di Hasselt è normale che nei genitori subentri un’avversione nei confronti della disciplina, ma a suo avviso è sbagliato. “Si può venire investiti anche in città. Il pericolo è sempre presente. Pure a casa può capitare di tutto. Magari scivoli nella doccia e ti rompi il collo“, la sua considerazione finale.