Nessuno si aspettava una simile decisione, ma purtroppo la crisi mondiale ha portato più conseguenze di quelle previste agli inizi: stop alla produzione delle vetture.
Le complicate e funeste questioni di predominio geopolitico hanno pesanti conseguenze sulla vita di ogni giorno e danneggiano molto anche le industrie che si occupano di settori apparentemente distanti. L’ultima inaspettata decisione è stata presa dall’azienda automobilistica dopo che la crisi del Mar Rosso è divenuta una faccenda decisamente minacciosa e distruttiva. I bombardamenti di USA e Gran Bretagna all’indirizzo degli Houthi in Yemen, dopo che questi avevano attaccato navi mercanti e commerciali, ha generato un effetto a catena per vari settori.
Perciò per il colosso giapponese è giunto il momento di riflettere sulle sue possibilità produttive in Europa e ha deciso di fermare la produzione. Non è la prima azienda costretta a prendere una decisione così drastica, ma apparentemente inevitabile perché mancano le condizioni per procedere secondo gli schemi inevitabili. In particolare è stato stoppato il lavoro presso lo stabilimento ungherese di Esztergom, a nord dell’Ungheria.
Si tratta di Suzuki, che ha fatto sapere che la produzione è in stasi fino al prossimo 21 gennaio. Quindi, al momento, dovrebbe trattarsi soltanto di una settimana, ma la decisione potrebbe ancora cambiare a seconda degli equilibri che si stabiliranno sul fronte politico e militare. I vertici dell’azienda attendono l’evolversi della situazione generale.
Stando alle attuali comunicazioni diffuse, la produzione riprenderà con regolarità il 22 gennaio. Quindi in assenza di nuovi annunci, i lavoratori torneranno presso l’azienda e tutto proseguirà come era stato lasciato. Tuttavia, Suzuki sta affrontando vari disastri collaterali, come i ritardi nelle spedizioni dei motori di fabbricazione giapponese. Questo è un altro aspetto che rallenta la messa sul mercato. Due modelli in particolare ne stanno subendo le conseguenze, ovvero Vitara e S-CROSS. Per circa una settimana non potranno uscire dalle linee di assemblaggio così come era stato inizialmente programmato.
Il caso della giapponese Suzuki è tutt’altro che unico. Tante altre aziende hanno dovuto porre un freno alla produzione europea a causa dei conflitti in corso. È accaduto alla Volvo, che ha di recente annunciato di aver messo in stand by le operazioni di assemblaggio presso lo stabilimento belga di Gand, per tre giorni. Ciò per i ritardi nelle consegne di alcuni pezzi per completare le vetture. Discorso simile per Tesla, che ha fermato i lavori presso la Gigafactory di Berlino per due settimane, dal 29 gennaio all’11 febbraio.