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Il traffico in auto rappresenta l’incubo peggiore per ogni guidatore; soprattutto nelle grandi città italiane, infatti, ogni automobilista deve fare i conti con ingorghi, lunghe code e congestione tanto che spesso il tempo perso al volante può essere classificato in giorni. A questo, però, sembra esserci ora una soluzione grazie a un modello matematico elaborato da Valentina Morandi, ricercatrice della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano, che insieme a due colleghi, avrebbe trovato un metodo che permetterebbe, con un sistema di navigazione centralizzato, di decongestionare le strade dal 5 al 10%.
Il modello matematico in questione trova applicazione in tre diversi contributi. Il primo si chiama “Congestion avoiding heuristic path generation for the proactive route guidance”, il, secondo “A trade-off between average and maximum arc congestion minimization in traffic assignment with user constraints” – entrambi apparsi sulla rivista scientifica “Computers and Operations Research” – mentre il terzo si intitola “Proactive route guidance to avoid congestion” apparso su “Transportation Research Part B: Methodological” e tutti hanno come obiettivo finale quello di snellire il traffico stradale che attanaglia le grandi metropoli del mondo. In teoria i modelli sistemi di navigazione, grazie allo scambio di dati, potrebbero già rendere più scorrevole il traffico tramite un principio piuttosto semplice come quello della cooperazione. Questo modello, infatti, penalizza in misura minima tutti gli autisti, obbligandoli ad allungare in maniera quasi impercettibile il percorso, ma ricavandone un vantaggio complessivo in termini di tempo risparmiato.
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Il sistema in questione assegna, sulla base della distanza, della situazione del traffico, dei luoghi di partenza e arrivo, delle penalità a ogni utente. Spalmandole in maniera precisa tra tutti gli attori, il traffico sulla rete reale diminuisce di una percentuale che varia dal 5 al 10%. Ciò avviene però senza che gli autisti quasi se ne accorgano. Infatti, il tempo di percorrenza di gran parte degli utenti è uguale o minore rispetto al tempo di percorrenza senza coordinamento e solo pochi utenti sperimentano un piccolissimo ritardo. Questo consiste in un massimo di un minuto su un percorso di 30 minuti, rendendolo di fatto trascurabile.
Il modello matematico studiato dalla ricercatrice italiana, però, potrebbe trovare applicazione soprattutto grazie alla diffusione dei veicoli a guida autonoma, studiati appositamente per seguire un percorso prestabilito senza concedere al conducente la possibilità di scelta lasciando all’utente la possibilità di impostare luogo di partenza e di arrivo, ma lasciando all’auto la libertà di scegliere il percorso più idoneo per raggiungere la meta stabilita. L’unico limite, al momento, è quello riguardante il coordinamento tra i diversi sistemi di guida, un problema che, probabilmente, potrebbe risolversi con il tempo e l’evoluzione tecnologica alla quale le vetture saranno per forza di cose sottoposte. Il modello, inoltre, non è utile solo per snellire il traffico, ma anche per organizzare una politica dei trasporti più efficiente anche dal punto di vista ambientale in quanto si assisterebbe a una generale diminuzione dell’inquinamento.