A distanza di 26 anni dalla prima rivoluzione nel mondo dei motori, Toyota dimostra di essere ancora avanti rispetto alla concorrenza
Le mosse della Commissione Europea sulla mobilità sostenibile da qui ai prossimi 12 anni non sono piaciute a moli governi. Ma c’è sta lavorando in un’altra direzione, per garantire un futuro al mondo dell’auto e all’ambiente. Toyota in questo senso ancora una volta fa da apripista con un progetto rivoluzionario.
Era stato già così nel 1997 quando per prima al mondo punto sulla tecnologia ibrida a bordo di una sua vettura. Allora era la Toyota Prius, oggi arrivata alla quinta generazione. Il primo modello prodotto in serie e alimentato da un sistema ibrido benzina-elettrico, fino ad allora mai visto sulle strade del mondo.
Una scommessa che si è rivelata con il tempo anche un grande successo e non è un caso se il marchio Toyota resiste imperterrito in vetta alle classifiche mondiali delle vendite. Eppure allora non tutti ci credevano, anche se era chiara la necessità di impostare nuove politiche nella ricerca e quindi nelle vendite.
Oggi che l’ibrido è diventato una realtà scelta da moltissimi costruttori, Toyota resta in prima fila. Lo dimostrano i numeri: da poco infatti ha festeggiato le 8 milioni di unità con motorizzazione mista distribuite nel mondo. Una conferma del fatto che la ricerca paga, anche se al momento la Casa giapponese sta puntano in una nuova direzione, quella dell’idrogeno.
Toyota, oltre l’elettrico: dalla Prius del 1997 a oggi, la nuova frontiera è cambiata
Tutto era partito con quella Prius del 1997, alimentata dal sistema Hybrid Sinergy Drive (HSD). Funzionava combinando l’azione di tre motori, uno a benzina e due elettrici. Uno di questi era il principale, collegato direttamente alla trasmissione. L’altro invece, più piccolo, era stato ideato per diventare una specie di cambio automatico elettronico.
Già all’epoca Toyota aveva un primato. Perché le emissioni di anidride carbonica erano pari a 104 g/km, quindi meno di quello che producono oggi i diesel dotati di filtro antiparticolato, nel traffico cittadino. E su percorsi misti comunque non arrivava a 130 g/km.
Sono passati 26 anni ma la missione di Toyota rimane la stessa: essere in prima fila nella transizione ecologica, con mezzi sempre più efficienti e sempre più puliti. Il vero limite temporale non è quello del 2035 fissato dall’UE. Ma quello del 2050, quando tutti dovrebbero raggiungere la neutralità carbonica, a cominciare da auto, furgoni e camion.
Il futuro dei motori termici è a forte rischio, questo lo sanno tutti, e quindi chi si porterà avanti con la ricerca partirà avvantaggiato anche sul mercato. Così la Casa nipponica ha deciso di prendere una strada nuova, per non puntare sull’elettrico come unica soluzione pulita.
Lo conferma con il suo nuovo motto, “Let’s go beyond” che in italiano suona come “Andiamo oltre”. Le auto elettriche alimentate a batteria non saranno sufficienti per garantire aria pulita alle future generazioni, anche se è in questo senso che si muoverà la produzione.
Ma c’è l‘idrogeno, quello che già oggi per Toyota è una realtà. Lo dimostrano ad esempio i bus a marchio Caetano, azienda portoghese che lavora insieme ai giapponesi. Ce ne sono 120 anche in Italia e con un pieno di idrogeno in meno di 10 minuti assicurano un’autonomia di circa 400 km, la stessa di un diesel. Dal prossimo anno sarà così anche per una nuova generazione di autobus Daimler ed è solo il primo passo.
Il nuovo futuro della mobilità si chiama gas: l’ultimo risultato di Toyota è pazzesco
Il prossimo è la vera innovazione e parte con i test in comune tra Toyota e Denso per l’idrogeno verde prodotto nello stabilimento di Fukushima dal marzo scorso. Un primo passo verso la produzione in serie che aiuterà ad abbattere le emissioni di gas serra dell’industria.
Ma ora c’è stato un altro passo avanti nella ricerca, perché in pista per la prima volta con successo abbiamo visto anche un mezzo a idrogeno. Si tratta della GR Corolla H2 alimentata a idrogeno liquido, primo prototipo nella storia a partecipare a una gara ufficiale.
Non una competizione di secondo piano, ma la 24 Ore del Fuji con un equipaggio formato da Jari-Matti Latvala, Hiroaki Ishiura, Masahiro Sasaki, Yasuhiro Ogawa. In più c’era al volante anche il presidente, Akio Toyoda.
Come è andata? Toyota non cercava la vittoria, am soltanto una conferma e quella più importante è arrivata. La GR Corolla H2 è arrivata fino in fondo senza problemi, concludendo la gara e dimostrando la sua affidabilità.
Un ulteriore passo avanti dopo che nella passata edizione il produttore giapponese aveva partecipato con un modello alimentato a idrogeno gassoso. In questo caso invece ha ridotto il peso di 50 kg e introdotto un’alimentazione a idrogeno liquido aumentando l’efficienza. In tutto ‘solo’ 25 rifornimenti da 90 secondi, contro i 41 del 2022.
L’idrogeno liquido assicura un miglioramento dell’autonomia ma deve essere mantenuto a temperature di meno 253 gradi. La prossima sfida sarà quindi quella di progettare serbatoi speciali in grado di contrastare la tendenza all’evaporazione.
In ogni caso Toyota punta entro il 2030 a vincere la 24 Ore di Le Mans con una vettura alimentata a idrogeno liquido e successivamente passerà alla produzione in serie. In fondo anche quando è stata lanciata la Prius ibrida nel 1997 ci credevano ancora in pochi e oggi è una realtà universale