Gli youtubers stavano girando non una ma ben due sfide social da pubblicare online. Il gip ha anche chiarito un aspetto di queste challenge che fa ancora più rabbia
L’incidente che è costato la vita al piccolo Manuel Proietti di 5 anni resta tra i fatti più sconvolgenti degli ultimi mesi ed è servito a fornire la spinta decisiva verso una riforma del Codice della Strada che prevede un serio inasprimento delle sanzioni per chi guida violando la legge. Nel corso delle indagini sono emersi ulteriori particolari sconcertanti che sono stati resi noti nell’ordinanza firmata dal gip Angela Gerardi.
Il gruppo di ragazzi che era a bordo della Lamborghini Urus noleggiata per tre giorni da Matteo Di Pietro dalla società Skylimit stava girando non uno ma ben due video. Il particolare è emerso grazie alle testimonianze dei ragazzi del collettivo presenti a bordo dell’auto, nonostante le telecamere fornite dalla Sony ai The Borderline e utilizzate nelle riprese che hanno preceduto l’incidente siano sparite. Secondo quanto raccontato dai ragazzi le riprese della prima sfida erano già terminate. Infatti oltre alla challenge delle 50 ore che sarebbe stata pubblicata sul canale The Borderline, una seconda sfida da 24 ore consecutive in auto era stata già ripresa. Il video montato sarebbe stato pubblicato sul canale The House, secondo profilo youtube del collettivo che aveva in Vito Lo Iacono detto “Er Motosega” il suo front man.
Non avrebbero mai passato 50 ore in macchina: era tutto montato ad arte
La cosa più sconvolgente è che tutto questo non finisce qui. La finzione, la montatura di un mondo che non esiste e che invece aveva in un certo senso inglobato i ragazzi facendoli credere di poter fare tutto. Ogni cosa si può tagliuzzare, montare e magari cancellare, come avevano pensato di fare in un primo momento riempiendo di soldi la famiglia Proietti credendo che ciò solo potesse far tornare indietro le lancette del tempo. Sì perché come spiegato durante gli interrogatori da Marco “Ciaffa” Ciaffaroni uno degli youtuber presenti nell’auto definito come “collaboratore esterno” nell’organigramma societario la sfida era tutta una finzione.
Non avrebbero mai passato tutte e 50 le ore in macchina ma molto più semplicemente i tre giorni d’affitto servivano per riprendere quante più scene possibili per poi montarle ad arte simulando di essere rimasti ai auto per ore ed ore. Questo era quello che succedeva in tutti i loro video, erano tutti delle enormi messe in scena! Come si legge nell’ordinanza firmata dal gip la “challenge in realtà era una finzione creata con montaggi di diverse riprese“. Dopo tutto quello che è successo questa non è altro che la ciliegina sulla torta, una torta in questo caso finta, come tutto il mondo social, un mondo che non ha poco a che fare con la nostra realtà.