Aria di rivoluzione nel mondo Alfa Romeo, dove l’improvviso addio del CEO Tavares potrebbe stravolgere il futuro del marchio italiano.
Nessuno se lo aspettava. Non così presto, almeno. Il terremoto ai vertici di Stellantis è arrivato come un fulmine a ciel sereno, proprio mentre Alfa Romeo attraversa uno dei momenti più delicati della sua storia recente. Le vendite del 2024 parlano chiaro: il Biscione fatica a mordere. E ora, con le dimissioni di Carlos Tavares, tutto potrebbe cambiare. Di nuovo.
Nel mondo delle quattro ruote le certezze durano poco, si sa. Ma questa volta il vento del cambiamento soffia più forte del solito. Come quando si guida una Quadrifoglio in una giornata di pioggia: serve mano ferma e visione chiara. Santo Ficili, fresco di nomina al posto di Imparato, si trova ora a dover gestire una situazione complessa. Una partita a scacchi dove ogni mossa può fare la differenza.
Le carte si rimescolano
La strada sembrava tracciata. Stelvio nuova nel 2025, Giulia rinnovata nel 2026. Progetti ormai in fase avanzata, quasi pronti al debutto. Ma è dal 2027 in poi che tutto diventa nebuloso. L’elettrico puro, il mantra di Tavares, non convince più come prima. Il mercato manda segnali contrastanti, i clienti esitano. E così, mentre i tecnici lavorano a una versione range extender capace di macinare 1.100 chilometri, si torna a parlare di motori termici. Un piano B necessario per non perdere terreno.
La piccola Junior, almeno lei, porta buone notizie: diecimila ordini non sono briciole. Ma è solo un antipasto di quello che serve per risollevare le sorti del marchio. Il grande SUV pensato per Stati Uniti e Cina, previsto per il 2027, ora vacilla. Come vacillano i sogni di una nuova Giulietta e di quella berlina coupé che faceva già sognare gli appassionati.
Qualcosa però deve cambiare, e in fretta. L’era Tavares ha lasciato più ombre che luci sul Biscione. Troppe strategie calate dall’alto, troppo poco spazio per quell’italianità che ha sempre fatto la differenza. Il nuovo amministratore delegato di Stellantis, chiunque sarà, dovrà fare i conti con questa eredità.
Non si tratta solo di numeri e strategie. C’è di mezzo l’anima di un marchio che ha fatto la storia dell’automobile. Un marchio che ha bisogno di ritrovare la sua strada, di tornare a far battere i cuori come sa fare. Perché Alfa Romeo non è solo un’azienda che produce auto. È passione, è storia, è quel brivido che sale lungo la schiena quando il motore prende vita.
Il futuro è tutto da scrivere. Ma una cosa è certa: il Biscione non può permettersi di sbagliare strada. Non questa volta.