La nuova riforma fiscale riguarda anche la tassa sulle auto ad alte prestazioni: ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il superbollo, la tassa riservata ai possessori di auto ad alte prestazioni e che prevede una sovrattassa in base alla potenza del veicolo, continua a far discutere. Introdotto nel 2011 come misura ecologica e per generare maggiori entrate fiscali, il superbollo ha sempre suscitato numerose polemiche nel corso degli anni.
Questo perché, specialmente dagli amanti delle auto di lusso o delle supersportive, è sempre stato considerato eccessivamente gravoso per chi possiede questo tipo di automobili anche perché non sempre una maggiore potenza equivale a un inquinamento maggiore.
La nuova legge delega per la riforma fiscale 2023, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto, ha però introdotto una serie di cambiamenti che riguardano il sistema fiscale italiano; nonostante questo, però, non si fa riferimento all’immediata abolizione del superbollo, nonostante ormai da diversi anni questo tema sia particolarmente dibattuto e discusso.
Stando alle nuove disposizioni del Governo, infatti, la tassa sulle auto di lusso non verrà abolita ma solo gradualmente ridotta fino ad essere, probabilmente, eliminata entro un periodo di tempo definito. Nella fattispecie è l’articolo 10, relativo ai principi e ai criteri per la razionalizzazione dei tributi indiretti diversi dall’IVA, a rendere bene l’idea. Con questo il legislatore si impegna infatti a “riordinare le tasse automobilistiche, anche nell’ottica della razionalizzazione e semplificazione del prelievo, valutando l’eventuale e progressivo superamento dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica per le autovetture e gli autoveicoli destinati al trasporto promiscuo di persone e cose, aventi potenza superiore a 185 chilowatt, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica a carico del settore delle tasse automobilistiche”.
L’abolizione del superbollo, però, non è di così facile risoluzione. Il suo addio, infatti, porterebbe una serie di cambiamenti da considerare come, ad esempio, la disincentivazione ai nuovi veicoli ecologici, rallentando gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra e riducendo la promozione della mobilità sostenibile oppure una riduzione delle entrate con la conseguente perdita di introiti costringendo il Governo a cercare alternative sotto forma di nuove forme di tassazione o rimodulazione di altre imposte.
Il superbollo, infatti, dal 2011 – anno della sua introduzione – ad oggi ha portato nelle case statali circa 1,2 miliardi di euro, una cifra ben al di sotto di quanto inizialmente preventivato per risanare i conti pubblici, ma comunque considerevole. Il tema, però, potrebbe tornare d’attualità con la Legge di bilancio 2024 che potrebbe rilanciare nuovamente discorso sulla sua abolizione cercando però sempre di bilanciare l’equità fiscale con la necessità di affrontare un rinnovamento della tassazione automobilistica.