La tassa sull’auto è sparita dall’1 gennaio: arriva lo stop definitivo
Acquistare un’auto non è mai una spesa semplice, anzi. Bisogna ponderare bene su quale modello puntare in base alle necessità della persona o della famiglia: dalla categoria della vettura fino alle versioni finendo per gli optional. Il mercato è davvero vario e ce n’è per tutti i gusti. Non ultimo, poi, c’è il tema del prezzo, aspetto da non sottovalutare.
In un momento sempre più difficile per gli italiani spesso le auto low cost sono sempre più le preferite: basti pensare alla Dacia Sandero, la vettura del marchio rumeno che dei prezzi bassi ha creato il suo stile indistinguibile, come sia la seconda auto più venduta in Italia dopo la Fiat Panda.
D’altronde al costo dell’auto vanno aggiunte anche altre numerose spese: dal costo della benzina, peraltro sempre più alto come in questi giorni, a quello delle varie tasse che siano il bollo auto fino all’assicurazione. E proprio per quanto riguarda le tasse, arriva proprio una bella notizia per gli automobilisti. Arriva, infatti, la decisione ufficiale da parte del governo: l’abolizione di una particolare tassa che aveva fin qui penalizzato oltremodo l’acquisto di auto.
Tassa sull’auto, la decisione del governo: arriva lo stop
La tassa in questione è quella relativa all’importazione di auto: siamo a Cuba, il Paese con la percentuale più alta, che in base al valore del modello oscillava tra il 350% ed il 500%. Di fatto, giusto per fare qualche esempio, ai cubani una classica Toyota Corolla da circa 25mila dollari negli Stati Uniti aveva un costo di 87.500 dollari. Ed andavano aggiunti 500mila dollari ad una Land Rover Defender da 100mila dollari.
Cifre impossibili che di fatto hanno spinto Cuba ad esibire le famose “almendròn”, le decappottabili americane anni ’50, robuste e con milioni di km macinati. A partire dll’1 gennaio, però, la nuova regolamentazione. Le auto di lusso sarà ugualmente proibitivo acquistarle vista la tassazione del 200% così come per i Suv (tassa del 100%) ma si scende al 30% per le auto con motore termico ed addirittura al 10% per le vetture elettriche.
Una scelta, questa, per svecchiare quello che può essere considerato uno dei parchi auto più vecchi al mondo, colpa anche della crisi in cui era caduto lo stato centroamericano. Un tracollo finanziario dovuto dalla pandemia, dalla gestione economica pessima dei politici locali e dall’inasprimento della politica Usa con il primo governo Trump, una situazione seguente agli investimenti ed all’ondata verificatasi tra il 2011 ed il 2013.
Non mancano, però, i risvolti seguenti alla decisione del governo. Il turismo, dal 2017, è crollato del 50%, è sempre più difficile anche per gli europei visitare l’isola ed uno stipendio mensile di fatto di 3.000 pesos, 125 dollari: insomma, la scelta del governo di L’Avana sembra più politica che altro.