La holding produttrice di autoveicoli non sta passando un bel momento, con il drastico calo della produzione: ma chi è il maggior azionista?
Non è un buon momento per il mercato automobilistico. Dopo la pandemia i prezzi dei listini sono schizzati, aumentando quasi anche del 38% e i cittadini hanno iniziato a tirare un po’ il freno a mano in ottica di acquisto di auto nuove. Ora vola soprattutto l’usato, proprio per gli eccessivi costi dei nuovi modelli. In questa tempesta è stata coinvolta anche Stellantis che vede un netto calo produttivo di tutti i suoi stabilimenti in Italia.
La holding nata nel 2021 dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles e PSA (a cui appartenevano i marchi Peugeot, Citroen, Opel, DS Automobiles e Vauxhall Motors) è cresciuta costantemente negli anni, aumentando costantemente le proprie vendite. In questo 2024, però, si sta notando una brusca inversione di tendenza: nei primi nove mesi del 2024 il gruppo ha prodotto in Italia 387.600 veicoli (-31,7%) rispetto ai 567.525 dello stesso periodo dell’anno precedente, con una diminuzione della produzione in tutti gli stabilimenti italiani.
Stellantis, ecco chi sono i maggior azionisti della holding
Proprio per questi dati, emersi dal consueto report elaborato da Fim-Cisl, il segretario generale Ferdinando Uliano ha evidenziato come questa situazione critica possa mettere a rischio il posto di oltre 25mila lavoratori. In alcuni stabilimenti, come ad Atessa, è stato prolungata la cassa integrazione che dura dallo scorso giugno, mentre in altri, come il Mirafiori, l’impianto è addirittura chiuso per la mancanza di ordini.
Una situazione che ovviamente non può far piacere al presidente John Elkann e al suo amministratore delegato Carlos Tavares. Stellantis, con sede in Olanda, ha un fatturato superiore ai 180 miliardi di euro e più di 270.000 dipendenti in tutto il mondo ed è quotata alla borsa di Milano, Parigi e New York. Ma chi sono i maggiori azionisti della holding?
I maggiori azionisti di Stellantis sono Exor, società che controllava FCA e controllata a sua volta da una società della famiglia Elkann-Agnelli, poi EPF, società che controllava PSA, in cui troviamo i vari rami della famiglia Peugeot e lo Stato Francese, tramite il fondo Bpi. Exor è l’azionista di maggioranza e detiene il 14,2% di quote, a seguire ci sono Peugeot con il 7,1%, il terzo il governo francese, tramite Bpi, con il 6,1%. Il resto è di proprietà di fondi e investitori, con buona parte delle quote flottante sul mercato.
L’aumento dei prezzi, la fine del mercato a metano (di cui Fiat e Lancia erano specialisti), l’addio del gpl, la progressiva uscita di scena del diesel e la grande concorrenza delle altre auto economiche sono tutti fattori che stanno incidendo su questo periodo nero dal quale la holding fatica ad uscire.
