Sta per arrivare un piccolo terremoto nel mercato delle auto elettriche europee. Campioni di vendita come Dacia hanno seri motivi di temere
Le utilitarie elettriche sono rmaste fino ad oggi un territorio più libero di altri dal “pericolo cinese”, almeno dal punto di vista dei produttori europei. Concentrata nella fascia più alta del mercato, dove i profitti sono maggiori e i costi di trasporto incidono meno, la potenza asiatica aveva fino a oggi lasciato prosperare marchi “locali” come Dacia.
Come molti si attendevano, le cose stanno cambiando rapidamente. La piccola Seagull firmata Byd, già regina del mercato cinese grazie a un prezzo che sfiora i 10.000 euro, ha deciso il grande passi e si prepara a sbarcare nel Vecchio Continente, con tanto di stabilimento produttivo in arrivo sul suolo europeo.
Un piano studiato nei minimi dettagli
Lo stabilimento ungherese, pronto a entrare in funzione entro fine anno, rappresenta la chiave di volta dell’intera operazione. Producendo direttamente in Europa, la Seagull potrà evitare i dazi recentemente imposti dall’Unione sulle auto elettriche cinesi. Una mossa astuta, degna di un giocatore di scacchi esperto.
Le dimensioni della vettura sono pensate per la città. Con i suoi 3.780 millimetri di lunghezza, la Seagull si posiziona nella stessa categoria della Dacia Spring, superando appena le misure di una Fiat Panda. L’interno colpisce per la sua semplicità raffinata: niente fronzoli inutili, solo tecnologia ben dosata con un quadro strumenti digitale da 7 pollici e uno schermo centrale da 10,1 pollici per gestire l’infotainment.
Sotto il cofano, le cose si fanno interessanti. Il motore elettrico da 75 cavalli spinge questa piccola fino a 130 all’ora, mentre per l’autonomia si può scegliere: 305 chilometri con la batteria più piccola da 30 kWh, oppure 405 con quella da 39 kWh. Certo, questi numeri seguono gli standard cinesi CLTC e andranno rivisti secondo le normative europee, sempre più severe.
In questi giorni, diversi prototipi della Seagull stanno già macinando chilometri sulle strade europee. Gli avvistamenti non mancano, e il mercato è pronto al nuovo ingressi. Gli ingegneri lavorano sodo per adattare ogni dettaglio alle esigenze occidentali, dalle sospensioni agli equipaggiamenti di sicurezza. Il risultato finale sarà una sorpresa anche i più scettici. C’è da scommetterci.
La vera domanda riguarda il prezzo finale. Prima dei dazi, si parlava di una cifra sotto i 20.000 euro. La produzione in Ungheria potrebbe permettere di mantenere questo obiettivo ambizioso, trasformando la piccola cinese in un vero grattacapo per i costruttori tradizionali. Se così fosse, il mercato delle elettriche economiche potrebbe vivere una piccola rivoluzione. Un’opportunità per molti ma un problema non da poco per Dacia.