Le vetture elettriche stanno prendendo sempre più piede nel mondo dell’automotive, complici anche la maggiore attenzione degli automobilisti all’ambiente e gli incentivi statali a favore dell’elettrico. Basta pensare all’esempio del Regno Unito, che ha recentemente annunciato il divieto di acquistare vetture con motori tradizionali dal 2030 in poi. Ma quali sono i vantaggi? E soprattutto come si misura la reale autonomia di un’auto elettrica? Tra i principali deterrenti all’acquisto di una vettura elettrica, compare, infatti, la paura di “rimanere a secco”, a causa della presenza ancora scarsa di colonnine elettriche presso cui ricaricare il mezzo, in caso di bisogno.
L’autonomia standard di tutti i mezzi elettrici deve essere indicata, dal 2018, secondo il metodo WLTP, ovvero Worldwide Harmonised Light-Duty Vehicles Test Procedure. Si tratta di una procedura di prova standardizzata a livello mondiale, vincolante per tutte le case automobilistiche, che permette di fare un confronto tra diverse vetture elettriche e verificarne l’autonomia, con attenzione al valore combinato tra ciclo urbano, extraurbano e autostradale.
L’autonomia WLTP è un valore medio che si ottiene da differenti cicli parziali, come il ciclo urbano, extraurbano e autostradale. Tuttavia, questo criterio non prende in considerazione le “utenze secondarie”, come climatizzatore o riscaldamento. In questi casi infatti l’autonomia nell’uso quotidiano può essere poi differente dall’autonomia standardizzata dichiarata dalla casa automobilistica. Per questo motivo, alcune case hanno scelto di comunicare anche il dato di “autonomia reale” per il cliente, che viene espresso come un intervallo di valori, che può essere raggiunto dall’80% dei conducenti di una macchina elettrica nell’uso quotidiano, senza dover effettuare alcuna ricarica.
I fattori che incidono sull’autonomia reale di un’auto elettrica sono molti, come lo stile di guida del conducente e, come già detto, il riscaldamento o il climatizzatore. Tuttavia, è possibile regolare la temperatura dell’abitacolo dell’auto in fase di ricarica, preriscaldandolo in inverno o preraffreddandolo in estate. In questo modo l’energia che serve per climatizzare o riscaldare viene prelevata dalla rete elettrica e non dalla batteria di trazione.
Per ricaricare l’auto fuori casa bisogna recarsi presso le cosiddette colonnine elettriche, che in Italia ancora scarseggiano. Per trovare le infrastrutture di ricarica ci sono numerose app e siti internet, oltre a un utilissimo software di bordo presente sulle auto elettriche, che in genere riporta la mappa delle colonnine attive. Queste stazioni di ricarica aperte al pubblico sono installate su suolo pubblico o su suolo privato ad uso pubblico. Per rifornirsi, è necessario utilizzare una tessera o un’app dell’operatore.
Le auto elettriche si possono caricare anche a casa, tramite la rete elettrica domestica, che è in AC a 230 volt e permette di erogare l’energia riducendo il rischio di scosse mortali. La corrente alternata consente il semplice passaggio da un voltaggio all’altro, a seconda del dispositivo. Se si devono ricaricare più vetture elettriche, allora la ricarica domestica necessita del control box: si possono usare sia le prese domestiche che quelle industrial, fino ad un massimo di 32A.