Questo motore è da museo: per realizzarlo sono servite 5.000 ore di lavoro, che gioiello

Un motore che ha fatto letteralmente la storia di questo mondo, un gioiello inestimabile che è stato riportato in vita da poco.

Il mondo dei motori è un ambito molto vasto e che conta numerosissimi appassionati in giro per il mondo. Donne, uomini, più giovani e più maturi, tutti letteralmente pazzi per il suono del motore rombante, l’odore del carburante e l’ebrezza di una corsa a due o quattro ruote che ha il sapore di libertà, passione e indipendenza.

Motore incredibile
Questo motore è da museo: per realizzarlo sono servite 5.000 ore di lavoro, che gioiello (Canva) – Allaguida.it

E pensare che l’invenzione ufficiale del primo motore a scoppio risale a ben 171 anni fa in Italia, un paese che ha sempre avuto un feeling sia con le scoperte scientifiche e tecniche, sia con questo futuro mondo che avrebbe poi regalato allo Stivale tante eccellenze e soddisfazioni in chiave motoristica.

Si tratta di un motore primitivo, nato dall’inventiva di due lucchesi, Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, che lo brevettarono nel 1853 e nell’anno seguente gli diedero vita in maniera concreta. Un’eccellenza tutta italiana che in questi giorni è tornato a far parlare di sé per una mostra che lo renderà nuovamente protagonista vivo nel mondo dei motori tradizionali.

A Firenze riprende vita il primo motore di Barsanti e Matteucci

Sabato 11 gennaio a Firenze, presso il Palazzo Vecchio, verrà messo in mostra il motore a scoppio in questione, denominato all’epoca la “macchina animata”. Barsanti, presbitero e inventore, e Matteucci, ingegnere idraulico, depositarono il brevetto nel 1854 in Inghilterra etichettando come loro questa storica innovazione.

Motore a scoppio
A Firenze riprende vita il primo motore di Barsanti e Matteucci (foto Wikipedia) – Allaguida.it

Successivamente Barsanti e Matteucci riuscirono a ottenere il brevetto del motore anche all’estero, tra Francia, Austria e Belgio ed in altri paesi. I due collaborarono anche alla nascita di un motore a due cilindri con potenza di cinque cavalli vapore nel 1856, fondando quattro anni dopo la Società del nuovo motore, cercando di migliorare sempre di più il loro prototipo.

I soci del CMEF, ovvero il Club moto d’epoca fiorentino, hanno deciso di ricostruire il motore seguendo i documenti originali depositati dai due inventori all’Accademia dei Georgofili e all’archivio Ximeniano. Un lavoro incredibile, durato circa 5.000 ore e con 350 pezzi realizzati su misura per arrivare a riproporre il motore a scoppio con soddisfazione generale.

Nel weekend il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ha ospitato dunque la presentazione della ricostruzione più o meno fedele del motore. A presiedere il responsabile del progetto Graziano Dainelli, assieme ai rappresentati della Fondazione Barsanti & Matteucci, la Baker Hughes-Nuovo Pignone, l’ACI Storico, la facoltà di ingegneria dell’Università di Firenze e il Museo Galileo.

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