Si parte dal presupposto che diventare un campione di MotoGP garantisca una vita fatata. Andiamo a valutare gli stipendi ma anche il difficile percorso dei rider della classe regina.
Chiunque nella vita riesca ad arrivare ai piani alti di un settore è un grande professionista. Ecco la principale differenza tra un hobby ed un lavoro che richiede sacrifici costanti. Vi sono 3 fasi fondamentali nella vita di un pilota: quella iniziale legata al trovare una strada e la curva di apprendimento può essere più o meno tortuosa, l’arrivo nelle categorie propedeutiche alla classe regina e, infine, l’affermazione tra i migliori al mondo.
Per riuscire ad arrivare a correre in MotoGP bisogna essere dei fenomeni, salvo rari casi di piloti paganti o con agganci giusti che poi non fanno tanta strada. Il Motomondiale si compone di tre categorie: Moto3, sino a 250 cm³ con motore a 4 tempi monocilindrico da 60 CV; Moto2, fino a 600 cm³ con motore Triumph a 3 cilindri 765 cm³ della Street Triple portato a circa 140 CV e circa 80 Nm di coppia e, infine, la MotoGP.
I bolidi della top class presentano un motore a 4 tempi 1000 cm³ da 250 CV. Proprio come accade con le patenti è un percorso a step che comincia con le minimoto. Un passaggio fondamentale, già da diversi anni, è il RB Rookie Cup. Di solito chi eccelle in quella sfida giovanile, a parità di moto, trova spazio in Moto3. C’è chi ha vinto al debutto come l’astro nascente Pedro Acosta e chi ha avuto bisogno di diversi anni di rodaggio prima di passare alla classa di mezzo.
Vi sono anche casi sporadici di rider che hanno balzato la Moto2 (ex classe 250) per esordire direttamente in MotoGP, come Jack Miller. Solo 24 centauri hanno il piacere di potersi sfidare nella classe regina. Per eccellere poi è ancora più complesso perché dopo tutti i sacrifici fatti per arrivare in alto ed ottenere i primi contratti milionari occorre avere la volontà di allenarsi ancor più duramente e le qualità mentali di non mollare mai.
Gli stipendi faraonici dei campioni della MotoGP
Per diventare dei numero 1 servono diverse caratteristiche. Di base i talenti naturali sono degli autodidatti. I tempi attuali impongono anche a giovanissimi di impegnarsi, in età adolescenziale, sul piano della preparazione fisica. Non c’è più un secondo da perdere e questo porta anche tante famiglie ad indebitarsi per finanziare la carriera di un figlio. Il livello delle competizioni minori è talmente alto che non è scontato eccellere anche se si è molto veloci.
La tecnica può sarà affinata con pro rider, ma l’intera vita di un giovane deve ruotare intorno alla pista. Nonostante gli 8 riconoscimenti iridati nel Motomondiale, basta seguire le IG Stories di Marc Marquez per comprendere come l’intera vita di un campione è proiettata alla preparazione psicofisica. Per spingersi ad un continuo miglioramento servono motivazioni incredibili e, ad un certo punto, non sono più i soldi a muovere tutto.
Gli stipendi dei top rider sono faraonici, ma tanto passa anche dalla ricerca dei limiti e da cadute rovinose. La vita di un centauro è caratterizzata anche da momenti no. In ogni caso Marc Marquez ha guadagnato 12 milioni e mezzo nel 2023, pur non vincendo una gara da due anni. E’ una eccezione perché al secondo posto c’è Fabio Quartararo a 6 milioni di stipendio netto. Persino Joan Mir, ex campione 2020 in Suzuki, ha guadagnato 6 milioni in Honda nel team HRC.
Pecco Bagnaia si attesta sui 5 milioni di euro ed è, naturalmente, il pilota più pagato della casa di Borgo Panigale. Gli altri stipendi, nella top 10 dei centauri più pagati della MotoGP sono i seguenti: Pol Espargaró: € 3.5 milioni, Jack Miller, Alex Rins e Franco Morbidelli: € 3 mln, Johann Zarco: € 2 mln, Maverick Vinales: € 2 mln, Aleix Espargaró: € 2 mln, Alex Marquez e Jorge Martin ad 1 milione di euro, secondo quanto riportato sull’attendibile web magazine Crash.net.