Uno dei più grandi narcotrafficanti della storia sarebbe potuto arrivare in F1? Ecco tutto quello che si sa su Pablo Escobar.
Si è spento a Medellin, dipartimento colombiano di Antioquia, nel 1993, eppure Pablo Escobar, grazie al fascino del male che ancora esercita, continua ad essere al centro delle cronache e delle discussioni, tanto da essere stato addirittura raccontato dall’omonimo film del 2017 con Penelope Cruz e Javier Bardem. Autore di azioni e traffici non certo elogiabili, il criminale colombiano è stato ad un passo pure dall’ingresso nel Circus.
Sebbene detta così potrebbe sembrare quasi impossibile, in realtà è tutto vero. Era il 1981 e all’improvviso sulla Ensign #14, comparve una misteriosa scritta “Colombia”. Ricco grazie agli illeciti, il narcotrafficante si era avvicinato al mondo delle corse, partecipando addirittura alla Copa Renault.
Inutile dire che la sua fama di affermazione lo portò pure lì a comportarsi in maniera poco sportiva. Si narra infatti che, nel frangente di una gara, per avere la meglio, allertò alcuni amici poliziotti per far attardare i rivali. E ovviamente non disdegnava neppure con i piaceri della vita. Sempre al termine di una competizione, una volta organizzò un banchetto con ogni tipo di conforto, compreso di donne procaci e disponibili.
Inizialmente al volante di una Renault 4 da 24 cv, nel 1974 passò poi alla più performante Porsche 911 RSR, del tutto uguale a quella adottata da Emerson Fittipaldi alla Race of Champions.
Il narcotrafficante Escobar in F1? Com’è andata davvero
Ma come si consumò l’avvicinamento con la top class? Tutto partì da un incontro, quello con Ricardo Londono-Bridge. I due si vollero sfidare, ma il protagonista della mala ispanoamericana non aveva la stessa velocità del competitor per un giorno, e così capì di doversi dedicare ad altro. Al contrario Londono, si creò una vera e propria carriera nel motorsport partecipando ai campionati di stock car e nelle moto.
Nel ’79 nella IMSA GT si mise in ottima luce e l’anno successivo chiuse al 12esimo posto la 24 Ore di Daytona. Stuzzicato da tanta bravura, Escobar decise di creargli una chance in Europa, ovviamente nel segno dell’illegalità, e tramite lo sponsor fittizio National Association of Coffe Growers lo portò a prendere parte al GP di Silverstone della serie nazionale su una Lotus 78. Partito 18esimo tagliò il traguardo in un’ottima settima piazza.
E si arriva al 1981, la svolta è rappresentata da una crisi finanziaria, quella della Ensign, successivamente all’incidente occorso a Clay Regazzoni e alla perdita del partner Unipol. La ricerca di nuovi finanziatori è la chiave. Mo Nunn, poco interessato sapere da dove arrivi tutto quel denaro ingaggia Ricardo. In quel momento però il ragazzo non dispone della superlicenza utile, per cui dovrà attendere il round del Brasile per debuttare. I test sono composti da una decina di giri, in cui si posiziona davanti a big come Arnoux e Piquet.
Nell’abitacolo il figlioccio del trafficante di cocaina stupisce tutti, peccato per i sospetti di un certo Bernie Ecclestone che, con un giro di telefonate scoprirà ogni cosa e in special modo la scarsa pulizia dell’operazione, che si chiuderà così come un sogno appena accarezzato.