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Pulmino Volkswagen T2: addio al furgone degli hippie [FOTO]

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E’ arrivato il momento di congedarsi definitivamente dal pubblico per il pulmino Volkswagen T2. Dopo 63 anni si fermerà l’ultima catena di montaggio che in Brasile ancora assemblava l’icona degli anni Sessanta e Settanta, il mezzo preferito dalla generazione dei figli dei fiori, prima ancora dalla Beat generation, un mezzo per esprimere libertà ed emblema dell’anticonformismo.
Nato nel 1949 come veicolo stradale e prima ancora impiegato come mezzo da lavoro all’interno delle fabbriche Volkswagen, il pulmino Volkswagen, tecnicamente noto come Volkswagen T2, assunse ben presto tanti nomignoli che lo resero celebre: “Bulli” e “Kombi” tra i più fortunati.

Andrà in pensione perché ormai è un oggetto fuori dai tempi e dalle normative, specialmente quelle sulla sicurezza stradale. I requisiti in voga oltre trent’anni fa non sono certo quelli odierni. In Europa il T2 uscì di produzione nel 1979, anno in cui venne sostituito dal Volkswagen T25, veicolo dalle forme più squadrate e con una vocazione prettamente da veicolo commerciale. La base tecnica sulla quale si disegnò quella curiosa e simpatica carrozzeria fu quella del Maggiolino, quindi con il motore posteriore al pari della trazione, raffreddamento ad aria e due cilindrate, 1.3 litri e 1.6 litri, che sul finire degli anni Settanta regalavano la potenza “monstre” di 40 e 50 cavalli.

Non è difficile incontrare ancora qualche esemplare del glorioso Bulli, spesso con colorazioni pittoresche e originali, degne di stare in un museo dell’automobile. E’ tra i veicoli più noti della storia dell’auto, al pari della Mini o della 500 o ancora dello stesso Maggiolino. Tutte auto che sono state reinterpretate in chiave moderna, riscuotendo un notevole successo.
A dire il vero Volkswagen ci provò, in due riprese, ad attualizzare le forme del pulmino. Prima nel 2001, poi lo scorso anno, con il concept Bulli. Le voci volevano una produzione in serie nel 2015, ma sembra che non se ne farà nulla. Certo, il design del concept non era quello simpatico e fuori dal coro del modello originario, perdendo gran parte del fascino dell’operazione revival.

La strada da percorrere, semmai si volesse creare una nicchia di appassionati, sarebbe quella della personalizzazione assoluta. Niente vincoli di colori per la carrozzeria, interni o altro: pura libertà di scelta a 360 gradi, per incarnare al meglio i sentimenti che il pulmino Volkswagen provò a portare in giro per il mondo 40 anni fa.

FP

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