Gli esami tecnici sul progetto del Ponte portano a una sorpresa davvero inaspettata. Ogni aspetto è stato preso in considerazione, e la conclusione è una vera bomba
Nel dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina serpeggia un’inquietudine. Come spesso accade quando si parla di grandi opere, le voci si rincorrono e i dubbi si moltiplicano. Ma questa volta la risposta arriva chiara e netta dai progettisti, che svelano i dettagli di un’opera tanto ambiziosa quanto accuratamente studiata.
Il progetto, simile a un gigantesco puzzle di tecnologia e ingegneria, prende forma pezzo dopo pezzo, rivelando una solidità che va ben oltre le apparenze. Lo rivela uno studio, tanto autorevole quanto dettagliato che sembra mettere a tacere anni di polemiche.
L’analisi tecnica rivela una realtà sorprendente. Il ponte, lungi dall’essere un azzardo ingegneristico, si presenta come un’opera dalle prestazioni superiori persino a strutture più piccole. Come un atleta ben allenato, mostra una flessibilità controllata: sotto carico verticale si piega di appena 3,1 metri, meno di quanto faccia un ponte lungo la metà.
I cavi, vere e proprie arterie dell’opera, sono stati progettati con un rapporto luce-freccia di 10,5, leggermente più tesi del normale. Questa caratteristica, apparentemente rischiosa, garantisce invece una maggiore stabilità strutturale. Le torri, che si eleveranno maestose per 399 metri, non rappresentano una novità assoluta: basti pensare che il ponte Akashi in Giappone raggiunge i 300 metri, costruito con tecnologie simili e in condizioni climatiche non meno impegnative.
Le preoccupazioni sulla resistenza del ponte si sgonfiano di fronte ai dati reali. Solo una volta all’anno sarà necessario rallentare il traffico a 60 km/h per il vento forte. La sospensione totale del traffico ferroviario? Un evento così raro da verificarsi statisticamente una volta ogni duecento anni. Come un orologio svizzero, il ponte manterrà il suo ritmo regolare quasi ininterrottamente.
La tecnologia dei ponti sospesi ha fatto passi da gigante. L’incremento del 63% rispetto al ponte più lungo esistente non spaventa i progettisti, tanto più che in Cina è già in costruzione il ponte Zhang-Jing-Gao, che ridurrà questo divario al 43%. La storia dell’ingegneria è costellata di salti dimensionali simili: basti pensare all’incremento dell’89% tra i ponti Ambassador e George Washington negli anni ’30.
La deformabilità della struttura, altro punto contestato, si rivela un falso problema. Con uno spostamento massimo di 3,1 metri sotto carico verticale, il ponte mostra prestazioni migliori di strutture più piccole. Un risultato sorprendente, reso possibile dalla crescita più che proporzionale dell’area dei cavi, che compensa efficacemente l’aumento delle dimensioni come un perfetto sistema di contrappesi.