Quella della multa legata al proprio reddito non è una novità assoluta: ecco come funziona e quali altri stati in Europa già la applicano.
Chi guadagna di più deve pagare di più. E’ questo il concetto alla base dell’idea del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Galeazzo Bignami, secondo cui, tra le misure da adottare per ridurre l’incidentalità sulle strade, sarebbe necessario introdurre un meccanismo di proporzionalità delle sanzioni rispetto al reddito percepito. Un’idea non certo nuova e più volte ripresa, quella legata alle multe in base al guadagno dell’automobilista, ma che non è mai stata applicata.
La misura, in Italia, non ha mai trovato terreno fertile. Eppure il discorso della proporzionalità non è del tutto campato in aria in quanto l’obiettivo della sanzione è quello di scoraggiare il comportamento errato ed è evidente che una multa da 400 euro è diversa se l’automobilista percepisce un reddito da 1.000 euro o da 4.000 al mese.
Le nazioni in cui si paga in base al reddito
Nella revisione del Codice della Strada, quindi, potrebbe entrare, per la prima volta, il concetto di proporzionalità tra il reddito e le sanzioni proprio per ribadire la natura afflittiva della multa. Una scelta che molte nazioni hanno già compiuto, seppur con qualche specificità. In Finlandia, ad esempio, in caso di sanzioni per superamento del limite di velocità fino a 20 km/h si paga una sanzione dall’importo fisso. Ma se si superano i limiti da 21 km/h in poi scatta il principio di proporzionalità senza un tetto massimo quindi potenzialmente la multa, in base al reddito, potrebbe essere molto salata tanto che, nel 2009, a un uomo d’affari molto benestante venne inflitta una multa pari a 112.000 euro per aver viaggiato a 82 km/h in un’area con un limite di velocità di 60 km/h
Altra nazione nella quale il principio del “day-fine”, come viene definito dagli anglosassoni, è la Danimarca. Qui, però, il meccanismo della proporzionalità della multa in base al reddito viene applicato solo nel caso di alcuni particolari violazioni al Codice della Strada, come ad esempio la guida sotto l’effetto di alcol o droghe, oppure nei casi in cui un conducente viene trovato senza patente al volante di una vettura. Discorso simile per un altro paese del Nord Europa come la Svezia dove l’importo della multa è determinato dal reddito della persona in base a determinati criteri con l’ammontare minimo della sanzione di 750 corone svedesi, circa 70 euro.
Anche il Regno Unito ha adottato un principio simile visto che chi prende una multa per aver superato i limiti di velocità e altre infrazioni stradali gravi paga una sanzione che varia dal 25% al 175% del reddito settimanale. In questo caso la sanzione prevista va da un minimo di 100 sterline fino a un massimo di 1.000 sterline, che possono diventare 2.500 se l’infrazione è avvenuta in autostrada. In presenza di aggravanti la sanzione può salire addirittura al 700% del reddito settimanale, ma sempre entro il limite di 1.000/2.500 sterline.
C’è anche chi adotta questo principio, ma non applicato al Codice della Strada; è il caso della Germania dove esiste tuttavia un procedimento in ambito penale che prevede la possibilità, a fronte di condanne lievi con pena detentiva fino a tre mesi, di evitare il carcere pagando una sorta di “penale” il cui importo viene stabilito considerando il reddito del condannato. Quella della proporzionalità della sanzione in base al reddito, dunque, non è certo un’idea nuova, ma anzi è una disciplina applicata in diversi nazioni europee già da diversi anni e che sta dando i suoi risultati. Un modo, dunque, per cercare di disincentivare la voglia degli automobilisti di trasgredire il Codice della Strada che potrebbe trovare applicazione anche in Italia, pronta a seguire l’esempio di altri paesi pur di ridurre il tasso di incidenti.