In Formula 1 tutto è iper tecnologico e sottoposto a rigidi protocolli di sicurezza, dalle auto all’abbigliamento: ecco come sono fatte e quanto costano le tute dei piloti.
La Formula 1 rappresenta l’apice tecnologico del mondo a quattro ruote: gli investimenti dei team, sempre in prima fila quando si parla di novità tecnologiche, coinvolgono le automobili – portate al massimo delle loro potenzialità -, ma anche i piloti stessi. In particolare nell’abbigliamento, sottoposti a protocolli di sicurezza rigidissimi e fatto con materiali hi-tech.
Le tute dei piloti di Formula 1, oltre ad essere cucite su misura del pilota al centimetro, sono anche un concentrato di tecnologia per permettere da un lato al guidatore di trovare il maggior comfort possibile alla guida e dall’altro di garantirgli la sicurezza necessaria al volante.
Dagli albori ad oggi sono stati fatti moltissimi passi in avanti. Basti pensare che, all’inizio della storia della Formula 1 negli anni ’50, il campione Juan Manuel Fangio correva in maglietta. Una cosa impensabile al giorno d’oggi in cui tutto è sottoposti a controlli rigorosissimi. La data spartiacque è quella del 1° agosto 1976 quando Niki Lauda, dopo un incidente al Nurbirgring, rimase incastrato nella proprio Ferrari che andava a fuoco; il pilota riuscì a salvarsi nonostante le bruciature, ma da quel momento in poi si iniziò a pensare a come rendere più sicure le tute dei piloti di Formula 1.
All’inizio si provò con le tute d’amianto (denominate Plan B), molto simili a quelle che indossavano allora i pompieri. I risultati dei test erano ottimi, ma una volta scoperto quali danni poteva fare l’amianto si puntò su un’altra soluzione. Le tute di oggi, invece, come stabilito dal regolamento “devono resistere minimo 11 secondi al fuoco” e per testarle le tute vengono esposte a una temperatura di 800 gradi. Il test serve a verificare che il calore non passi attraverso la struttura multistrato della tuta generando una differenza di temperatura non superiore a 24 gradi centigradi in meno di 11 secondi.
Oltre a questo, poi, la norma della FIA stabilisce che il corpo del pilota debba essere coperto dai polsi al collo e fino alle caviglie, mentre a proteggere la testa ed il volto ci pensa il sottocasco. Completano il tutto scarpe, guanti, calze, maglie e pantaloni sottotuta, HANS – il collare che trattiene la testa in caso di impatto evitando conseguenze molto gravi – e ovviamente il casco.
L’ultima versione delle tute dei piloti di Formula Uno è realizzata in Nomex, un marchio registrato che indica l’utilizzo di un materiale a base di Meta-Aramide, leggerissimo e resistente alle fiamme, il cui costo si aggira sui 2.000 euro circa. Una somma considerevole ma che è giustificata dall’altissimo grado di tecnologia che hanno e dai numerosi test che devono superare. Le tute di ultima generazione, poi, sono dotate di spalline super-rinforzate per permettere ai soccorritori di utilizzarle come punti di aggancio al fine di estrarre i piloti dalle vetture.
Fanno parte dell’abbigliamento, infine, anche i guanti, rigorosamente cuciti a mano e super tecnologici. Da qualche, infatti, al loro interno ci sono dei sensori biometrici di uno spessore di appena 3 millimetri che serve a monitorare i segnali vitali del pilota, tenendo costantemente sotto controllo le condizioni fisiche di chi si trova in pista. Una novità utile soprattutto in caso di incidente; il chip infatti raccoglie dati come il polso, la concentrazione di ossigeno nel sangue e l’intensità del movimento dei piloti in ogni momento inviando i dati via Bluetooth all’auto medica. Cpsì facendo si ha sempre un’idea delle condizioni di salute del pilota facilitando così l’intervento del personale medico in caso di incidente dando all’equipe la possibilità di sapere prima di arrivare sul luogo dell’incidente come intervenire e quali sono le condizioni di salute del pilota dopo l’incidente.