Nuovo Codice della Strada, subito problemi per Salvini: arriva l’intervento ufficiale

Nuovo Codice: le associazioni delle vittime della strada contestano duramente i dati presentati dal ministro, l’efficacia della riforma è messa duramente in discussione

Il ministro Salvini ama tanto parlare del nuovo Codice della Strada nelle sue dirette social. Lo fa spesso, quasi ogni giorno, ripetendo sempre le stesse cose: niente è cambiato per l’alcol, si può bere un bicchiere di vino a cena, una birra con gli amici. Tutto come prima, insomma. Ma è veramente così? Le parole suonano vuote, mentre la realtà delle strade italiane racconta una storia diversa.

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Problemi per Salvini (ansa) allaguida.it

Anche i familiari delle vittime della strada hanno perso la pazienza. Non ne possono più di sentire proclami trionfali basati su dati poco chiari. L’ultima goccia è stata la dichiarazione sulla riduzione del 25% della mortalità stradale dopo solo due settimane dalla riforma. Una affermazione che fa sorridere amaro chi conosce il settore: servono mesi per avere statistiche affidabili sugli incidenti stradali.

La verità dei numeri è più forte delle parole

Il ministero gioca con i numeri come un prestigiatore con le carte. Prende statistiche incomplete, le presenta come definitive, le usa per sostenere tesi già scritte. Gli agenti della stradale si ritrovano in mezzo a questo teatrino: da una parte il ministro li difende da attacchi mai ricevuti, dall’altra le associazioni chiedono più personale e mezzi per fare controlli seri.

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Codice della Strada, una riforma già vecchia allaguida.it

L’Europa ci guarda e scuote la testa. Paesi come Svezia e Olanda hanno già risolto problemi che noi ancora dobbiamo affrontare. La velocità uccide, questo lo sanno tutti. Eppure la riforma non ne parla quasi, come se il problema non esistesse. Le strade italiane continuano a essere pericolose mentre il ministro sorride sui social.

Le associazioni parlano chiaro: questa riforma non va bene. Serve ricominciare da capo, pensando alla sicurezza vera. Non bastano le multe più alte o qualche telecamera in più. Servono interventi strutturali, controlli veri, educazione stradale seria. La prevenzione degli incidenti sembra passata in secondo piano, nascosta dietro annunci roboanti e statistiche creative.

Il tempo darà ragione a qualcuno. Intanto le associazioni non mollano: vogliono fatti concreti, non chiacchiere da social. Chiedono più risorse per i controlli, più attenzione alla velocità, più educazione nelle scuole. La sicurezza stradale non si fa con le dirette Facebook.

Gli esperti del settore lo ripetono da mesi: così non va. La riforma sembra già vecchia prima di partire, come un’auto che non supererebbe la revisione. Serve un cambio di marcia deciso, serve guardare a cosa funziona davvero negli altri paesi europei. Le vittime della strada non diminuiranno solo perché qualcuno lo annuncia sui social.

Le strade italiane meritano di meglio. Meritano una riforma seria, studiata con chi le conosce davvero. Non bastano le dichiarazioni ottimistiche del ministro per salvare vite. Serve un lavoro serio, lungo, paziente. Come ricostruire una strada dissestata: ci vuole tempo, fatica e competenza. Non bastano le parole.

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