Dove vanno a finire i soldi che provengono dalle multe stradali? Una domanda alla quale proviamo a darvi risposta con dati precisi ed ufficiali. Ecco svelato tutto
Riceverla non è mai una bella notizia, ma la multa fa parte del quotidiano per chi vive l’automobile come una seconda casa. Divieto di sosta, ingresso non autorizzato in una zona a traffico limitato, eccesso di velocità: chiunque di noi ha almeno sbattuto la testa contro qualcuna di queste infrazioni. E l’appuntamento con la legge, poi, è sempre stato puntuale e non ha mancato di far sentire il proprio peso anche sul nostro portafoglio. Un peso importante anche se si sommano le tante sanzioni raccolte in lungo e in largo per il Bel Paese.
Basti pensare al dato raccolto dall’associazione dei consumatori. Nell’anno solare 2022, sono stati 547 i milioni di euro raccolti da sanzioni derivati dalle infrazioni al Codice della Strada e dagli altri paletti da rispettare nel mondo dei motori. Si tratta di un dato superiore del 37%, rispetto a quello registrato nell’anno solare 2021. Milano è il comune italiano che più di tutti ha sanzionati i propri automobilisti e di conseguenza è il comune italiano che ha incassato i proventi più alti dalle multe stradali.
Ad aiutare gli incassi dello Stato, certamente, anche l’utilizzo avanzato della tecnologia. Telecamere, autovelox e sensori di rilevamento hanno aiutato le Forze dell’Ordine a sanzionare i furbetti. Persino quando l’occhio umano è venuto meno alle proprie funzioni di controllo. E questo ha chiaramente inciso nell’aumento dei proventi dalle multe stradali, che giocano un ruolo fondamentale nell’economia della sicurezza stradale. O forse no? Già perché la ricerca condotta dall’Asaps dimostra come gran parte di questa somma venga investito in tutt’altri progetti, secondari dinanzi al benessere e alla tutela degli automobilisti italiani.
Multe auto, dove finiscono i soldi dei sanzionati? Ecco i dati che svelano tutto
La ricerca di Asaps, condotta al fianco dell’Associazione Lorenzo Guarnieri, parte da un presupposto. Quale? Verificare e capire dove finisce la maggior parte degli incassi delle multe stradali e come vengono indirizzati nuovamente dalle autorità competenti. La ricerca prende in analisi le principali città italiane. Si parte dallo screening delle 14 città nostrane che superano le 200.000 unità per abitanti, durante gli anni 2021 e 2022. Di qui, l’Asaps ha iniziato a scavare sotto la superficie e lo fa tirando fuori dati piuttosto allarmanti. Soltanto una piccolissima parte dei proventi derivati dalle suddette infrazioni, infatti, viene investita nel campo della sicurezza stradale.
Sicurezza stradale che non sembra stare particolarmente a cuore, almeno ai principali comuni del nostro Paese. E sono a dir poco impietose le percentuali di spesa dedicate ad un tema tanto delicato quanto cruciale. Quanto? Soltanto lo 0,027% della somma viene destinata nuovamente all’educazione alla sicurezza in strada. Il che ha suscitato più di qualche perplessità tra i ricercatori e chi ha preso in analisi il report dell’Asaps.
Proprio sul tema dell’educazione c’è un grande dibattito aperto tra le autorità competenti. Prevenire è meglio che curare, un detto che in questo caso si sposerebbe alla perfezione. Educare prima di sanzionare, infatti, potrebbe e dovrebbe essere il mantra giusto da seguire. Anche perché gli interventi concreti scarseggiano (a malapena 80.000 gli euro reinvestiti in merito), seppur l’occasione non mancherebbe. E la mancanza di sensibilizzazione e comunicazione è una problematica sulla quale l’Asaps e i suoi fruitori si interrogano.
Multe auto, i dati dell’Asaps sono allarmanti: la manutenzione stradale non basta
Per capire quanto sia importante il tema dell’educazione alla sicurezza stradale, bisogna contestualizzare il comportamento delle amministrazioni locali. La sola manutenzione della strada e l’illuminazione della stessa, da sole, non bastano per evitare incidenti dall’esito fatale. Quello che può fare realmente la differenza è il corretto comportamento del conducente, che con la giusta educazione può evitare di creare e di ritrovarsi in situazioni pericolose o addirittura mortali. L’Asaps, però, lamenta lacune gravi nella gestione della somma ricavata dai comuni dalle sanzioni stradale.
Addirittura, l’Asaps punge nel proprio report la scelta di destinare gran parte di questi soldi alla manutenzione e all’illuminazione delle strade. E lo fa, addirittura, utilizzando l’ironia: “[…] se non ci fossero più multe, perché i cittadini rispettano il Codice della Strada, le nostre strade sarebbero completamente buie”. Il che è tutto dire. Per questo l’ente fa un invito totale ad una rivoluzione culturale, della quale parleremo più avanti.
Ecco dove finiscono davvero i soldi ricavati dalle multe stradali: l’Asaps punta i fari
Dove finisce quasi la totalità dei soldi ricavati dalle multe stradali? Una domanda che ha sollevato delle risposte inattese e che potrebbero lasciarvi, a loro volta, senza parole. Come abbiamo visto finora, l’Asaps ha mostrato e denunciato la cattiva gestione di questi fondi e come solo una minima parte venga utilizzata per migliorare la vita in strada degli automobilisti. Il resto finisce tutto in spese che pochissimo hanno a che fare con questo tema. E che anzi potrebbero lasciarvi più di qualche retrogusto amaro, alla lettura dei dati forniti dalla ricerca.
Se si guardano i numeri forniti dall’Asaps, dunque, la quasi totalità della cifra ricavata dalle multe stradali viene reinvestita nei fondi di previdenza del personale pubblico e amministrativo. Parliamo di cifre importanti: un totale di 26 milioni di euro messi a disposizioni ed un totale di 9,6 milioni di euro poi effettivamente spesi. E con la sola amministrazione di Roma che ha destinato gran parte di questa cifra al fondo di previdenza e assistenza integrativa della Polizia Locale.
Un’altra fetta corposa di questi soldi, poi, finisce nella categoria dei rimborsi mutui. Oltre 16 milioni di euro, dunque, rientrerebbero in un consesso di spese che, a detta della stessa Asaps: “[…] poco o nulla hanno a che fare con la sicurezza stradale”. Si tratta infatti di fondi destinati e spesi per la mobilità in generale e per l’igiene pubblica. Un esempio? Spese per la neve, per la pulizia di caditoie, mobili e verde pubblico.
Chiaramente, una parte di questo denaro viene destinato anche alle spese di tipo energetico. E quindi, bollette dell’energia per gli impianti di ventilazioni delle gallerie e chi più ne ha più ne metta. Voci singolari, infine, sono rappresentate dai quasi 290.000 euro presi dai ricavi delle multe stradali e destinati per l’acquisto di armi, per i servizi di armeria e per le lezioni di tiro delle Forze dell’Ordine. O ancora, di cifre simili destinate ai servizi veterinari pubblici o all’acquisto delle transenne.
Multe auto, i dati dell’Asaps invocano alla rivoluzione culturale: il report lascia interdetti
Di qui, è facile capire che in Italia c’è bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale. I dati raccolti e mostrati dall’Asaps hanno messo in evidenza un problema concettuale nel riutilizzo dei fondi raccolti dalle multe stradali. Anziché investire sul benessere della comunità e sulla tutela dell’automobilista, ci si preoccupa del proprio orticello. Per carità, non è nostra intenzione banalizzare un problema ben più ampio e che coinvolge tanti rami delle amministrazioni pubbliche. È chiaro come la luce del sole, però, che andrebbe compiuto più di qualche semplice step in avanti per raggiungere una reale utilità e un reale scopo.
Come denunciato e lamentato dallo stesso report dell’Asaps: ” […] purtroppo mancano volontà e competenze per affrontare un vero cambio di passo”. Dopotutto, la ripartizione dei fondi proposta dall’ente fa capire quanto sia indietro il nostro sistema, rispetto a sistemi più avanzati come quelli anglosassoni. Quello che emerge dai dati illustrati è che in Italia viene completamente ignorata la componente dell’educazione alla sicurezza stradale. La quale gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione di incidenti e dei comportamenti scorretti. Educare l’automobilista ai pericoli e al giusto galateo stradale non solo può dargli una mano ad evitare qualche sanzione di troppe, ma può letteralmente salvargli la vita nelle situazioni più spinose.
Di qui, l’Asaps punge ancora senza nascondersi troppo e accusa: “[…] la parte di Education è ignorata, nonostante si richieda un cambio culturale non si fa niente perché questo avvenga”. Il problema principale è proprio la dissonanza tra quello che le autorità competenti chiedono e poi effettivamente compiono. Per questo, l’ente si auspica una rivisita e una rinfrescata proprio del Codice della Strada. Lo stesso che, in Italia, è rimasto privo di reali modifiche da oltre trent’anni. Il ministro dei trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato che a breve ci saranno degli interventi definiti come importanti, ma la controprova dei prossimi mesi sarà tutta da verificare. Intanto, i dati parlano chiaro. E sono dati dati del tutto inaccettabili per un Paese che da tempo auspica una rivoluzione culturale e fattuale dei propri automobilisti.