Rivelazione sconcertante. Ecco tutta la verità su Michael Schumacher. Non era mai stato svelato prima.
Per molti il pilota più rappresentativo della storia della Formula 1 è stato Ayrton Senna, sarà per le sue vittorie memorabili, sarà per quel suo sguardo sempre triste nonostante una vita agiata sin dall’infanzia o per quell’attenzione ai più debole, il brasiliano è rimasto nel cuore di tantissimi, ma se si pensa all’Italia il più amato è stato senz’altro Michael Schumacher. Metodico e preciso come ci si attende da un tedesco, in pista è stato un “killer” sotto ogni punto di vista.
Croce per gli avversari e delizia per gli spettatori, l’asso di Kerpen è stato spesso protagonista di episodi che gli hanno creato la nomea di corridore scorretto a partire dalla ruotata rifilata da Jacques Villeneuve per tentare di soffiargli il titolo nel 1997 a Jerez, ma ultimamente un suo vecchio rivale ha tirato fuori una storia analoga e inedita definendolo un “maestro dei giochetti psicologici”.
Il narratore di turno è Damon Hill, principale competitor di Schumi alla morte di Beco nella prima parte degli anni ’90. A quell’epoca il tedesco militava alla Benetton di Flavio Briatore con cui vinse i titoli ’94 e ’95, mentre l’anno successivo arrivò la consacrazione dell’inglese che, di quel periodo ha ricordi molto precisi. In particolare, il suo racconto ha riguardato un fatto avvenuto ad Adelaide in occasione del primo sigillo di Michael quando l’esito venne decretato da un incidente.
Intervistato dalla Bild a proposito di quel frangente rivelatosi decisivo giusto trent’anni fa, il figlio d’arte dichiarato che seppure tra loro due ci fosse rispetto ed amicizia, indossati casco e tuta l’antifona cambiava. “In circuito ci odiavamo e non poteva essere altrimenti perché se si vuole diventare campioni del mondo è così“, le sue parole. Secondo il britannico a quel punto sparivano tutte le simpatie e si giocava solo d’astuzia.
“Quando c’è un testa a testa bisogna sfruttare ogni debolezza dell’avversario e logorarlo. Schumacher era un maestro sotto questo profilo. Ti faceva sentire come se fossi inutile e privo di talento“, ha sostenuto aggiungendo che questo suo atteggiamento lo teneva anche quando si confrontava con i media. “Certe cose le diceva anche alla stampa e veniva creduto perché all’epoca vinceva molto“, ha infine rimarcato soffermandosi sulle innegabili doti del sette volte iridato anche a livello comunicativo,