Quando si pensa a Michael Schumacher viene in mente subito la strepitosa carriera che lo ha reso grande. Arrivano parole commoventi.
Sono passati quasi 10 anni da quel maledetto dicembre del 2013, quando la vita di Michael Schumacher cambiò per sempre. Il tedesco, per chi non lo ricordasse, fu vittima di un terribile incidente sulle nevi di Meribel durante una giornata passata sugli sci con la sua famiglia, come una persona normale che si era ritirata dalla F1 da poco più di un anno.
Il Kaiser di Kerpen, da quel momento in avanti, non ha più vissuto una vita normale, e non sappiamo quali siano oggi le sue reali condizioni di salute. Sappiamo soltanto che sua moglie Corinna ha voluto mantenere il riserbo per privacy, e non possiamo far altro che apprezzare questa sua decisione, nel periodo più difficile della sua vita.
Il paradosso più clamoroso è che Schumacher ha rischiato la vita per vent’anni e passa sulle piste di tutto il mondo, correndo ad oltre 300 km/h, ed a parte l’incidente di Silverstone del 1999, non aveva mai avuto grandi problemi come accaduto ai suoi colleghi. Proprio nel momento in cui stava iniziando una vita normale, il destino gli ha giocato un brutto scherzo.
Nel 2010, Michael Schumacher decise di tornare in F1 con la Mercedes, accettando la chiamata di Ross Brawn che fu messo a capo del progetto dopo aver vinto il mondiale con il suo team e Jenson Button nel 2009. Purtroppo, il campione tedesco non ebbe mai a disposizione una freccia d’argento di alto livello, e dovette combattere sempre a centro gruppo, pur mostrandoci lampi di grande talento.
Ad esempio, la pole position di Monaco o il podio di Valencia del 2012 furono imprese epiche, ma gli mancò il ritorno alla vittoria. Nel 2010, tornò in pista in Bahrain, ed è lì che ebbe un incontro con uno degli esordienti, ovvero il pilota indiano Karun Chandhok, nuovo acquisto del team HRT, la squadra spagnola che non andò mai a punti.
Ecco le sue parole su Schumacher: “Era la mia prima gara in F1, e ricordo che Michael fu il primo in assoluto a venire da me durante il giorno dedicato alla stampa, di giovedì. Lui mi volle dare il benvenuto in F1 e mi salutò, parlando con me per cinque minuti. Lui mi chiese da dove venissi, ed anche di cosa avevo fatto prima di arrivare nel Circus“.
L’indiano ha poi aggiunto: “Lui non aveva alcun obbligo a farlo, era la gara del suo ritorno in F1, era la più grande stella del momento, più ancora di Lewis Hamilton e di Fernando Alonso. Non era obbligato a farlo ed apprezzerò per sempre quello che ha fatto. Lui era il più grande ed io non ero nessuno, era uno dei miei eroi ed è stato un momento davvero unico. Quando Alain Prost decise di ritirarsi alla fine del 1993, diventai subito tifosi di Michael. Ovviamente, non approvo quello che fece con Jacques Villeneuve e Damon Hill, ma apprezzerò per sempre la sua incredibile genialità“.