Una notizia, quella che vedremo, che davvero non ci voleva. Se n’è andato un grande protagonista della Ferrari.
La morte è la logica conseguenza della vita, anche se è così difficile accettare la fine di una o più vite. Il mondo dei motori sa perfettamente cosa si prova alla scomparsa di un essere umano; in pista e fuori. Molti i decessi illustri, centinaia quelli infinitamente rilevanti, perché quando una vita si spegne fa inevitabilmente male a chiunque sia costretto a sopravvivere ad una perdita semplicemente incolmabile.
Perché davvero poco è il tempo che ci è concesso sul Pianeta Terra e ancor meno quello che possiamo condividere in maniera piacevolmente intensa. Lo sa bene la Ferrari, che di uomini nel corso del tempo ne ha persi veramente tantissimi.
E anche in quest’occasione è stata colpita proprio la casa costruttrice di Maranello, che perde un protagonista davvero speciale del marchio italiano. Impossibile dimenticare una personalità del genere, ricca di ingegno, talento, dedizione e professionalità. Doti che in pochi detengono ed in ancor meno preservano. Prima, durante e dopo la vita.
Dalla Toscana a Maranello: pianto inevitabile
Giotto Bizzarrini è morto. L’ingegnere – collaudatore se n’è andato a Livorno all’età di 96 anni. Il 15 maggio sono stati fissati i funerali a Quercianella, con il decesso avvenuto lo scorso 13 maggio. Bizzarrini ha dato vita ad alcuni gioielli indimenticabili come la Ferrari 250 GTO o la Testa Rossa. Dalla Toscana a Maranello il legame è fitto, intenso, intrascurabile.
Laureatosi in ingegneria all’univeristà di Pisa nel 1953, Bizzarrini ha lavorato dapprima all’Alfa Romeo, dove fra le altre cose si occupa dello sviluppo del telaio della Giulietta, per poi passare in Ferrari. Ma anche alla Lamborghini e, infine, si dedica alla realizzazione di auto che portano il suo nome. Ha eseguito alcuni progetti effettivamente non poco rilevanti anche per General Motors, Pininfarina e anche per brand di – ovviamente – alto livello giapponesi.
Ferrari e Bizzarrini, legame intenso e addio iconico: ma niente si dimentica
In Ferrari passa ben cinque anni in cui si occupa di controllare, collaudare e sviluppare vetture Sport e GT: il suo grande capolavoro estetico e stilistico rimane ancora oggi la Ferrari 250 GTO. Un’auto, non a caso, riconosciuta pure nel 2023 come una delle creature più belle ed indimenticabili della storia dell’automobilismo. Nel ’61 è fra i cinque che lasciano Maranello, in un avvenimento talmente famoso che è stato chiamato “Notte dei lunghi coltelli Ferrari”. Enzo Ferrari voleva rimuovere lo staff degli ingegneri in seguito ad una ristrutturazione dei quadri direttivi aziendali, e così fece.
Furono così congedati Bizzarrini e altri quattro ingegneri che approdarono presto in Lamborghini. Nonostante la separazione, che comunque in un certo senso giovò eccome tanto al cavallino rampante quanto al professionista toscano, non si può dimenticare in ogni caso il legame fra le due parti. Ma soprattutto, adesso che pure un personaggio così importante se n’è andato, non possiamo scordare tutto quello che ha fatto per l’automobilismo.
Perché tutto passa, tutto finisce, tutto si ferma ma niente si dimentica. Non si può scordare, rimpiazzare, cancellare. Né nel bene, tantomeno nel male. Figurarsi in questo caso. Giotto Bizzarrini era nato il 6 giugno di quasi cento anni fa, alle porte di un’estate rovente, e adesso se n’è andato alle porte di un’altra estate afosa e riscaldata da un sole sempre più acceso. Il mondo è cambiato, la Ferrari è cambiata e tante cose sono sparite. Ma non dimenticate. Alla memoria di un fuoriclasse dell’ingegneria italiana, ovunque sia finito adesso, farà bene saperlo; perché niente si dimentica, soprattutto i sogni che divengono realtà e fanno piangere pure le nuvole più inconsistenti.