Un pezzo di storia delle due ruote si chiude. E il suo protagonista è Loris Capirossi, il leggendario Capirez, e la sua Ducati.
Il rombo di un motore può raccontare storie incredibili. Storie di vittorie, di cadute, di sorpassi al limite e di pole position conquistate sul filo dei millesimi. Nel mondo delle due ruote, ogni moto che ha corso in pista porta con sé un bagaglio di emozioni che vale più del metallo con cui è stata costruita.
E quando queste leggende finiscono all’asta, il cuore dei veri appassionati perde qualche battito. Il 2024 sta diventando l’anno dei grandi addii per il mondo Ducati, come una lunga processione di ricordi che sfilano verso nuove destinazioni.
La notizia che sta scuotendo il paddock virtuale arriva dritta dalle sale di Sotheby’s. Dal 3 al 5 dicembre, sotto il martello del banditore finirà la Ducati Desmosedici GP6 LC2 di Loris Capirossi. Non una moto qualsiasi, ma quella che nel 2006 dominò il Gran Premio del Giappone. Una belva rossa che ruggiva con 250 cavalli scalpitanti, spremuti da un cuore V4 da 990 centimetri cubici. Una freccia scarlatta capace di tagliare l’aria a più di 320 all’ora, lasciando dietro di sé solo il profumo della vittoria.
L’estate scorsa ha già visto passare di mano altri due gioielli della corona di Borgo Panigale. La GP3 di Capirossi, quella del trionfo catalano del 2003, ha trovato casa per 237.500 euro. E che dire della GP7 di Stoner? Un affare da mezzo milione di euro, spiccioli compresi. Come perle di una collana preziosa, una dopo l’altra, queste moto stanno lasciando il nido.
Per la GP6 di Capirex le previsioni parlano di cifre da capogiro: tra i 400.000 e gli 800.000 dollari. Numeri che farebbero girare la testa anche ai più navigati collezionisti. Ma d’altronde, quanto può valere un pezzo di storia del motociclismo? La documentazione parla chiaro: è proprio lei, la regina di Motegi, certificata fino all’ultimo bullone.
Mentre gli esperti discutono di investimenti e quotazioni, nei box virtuali dei social network i tifosi sospirano. Vedere queste moto che hanno fatto la storia allontanarsi dal mondo Ducati è come dire addio a un vecchio amico. Certo, finiranno in ottime mani, custodite come gioielli in qualche collezione privata. Ma non è la stessa cosa che vederle esposte in un museo, dove ogni appassionato potrebbe ammirarne le forme sinuose e sognare quelle curve mozzafiato che hanno fatto la storia delle due ruote.
Le lancette dell’orologio corrono verso dicembre, quando il martello batterà l’ultimo colpo. E un altro pezzo di storia delle corse prenderà il volo, portando con sé il rombo di vittorie passate e la polvere dorata di ricordi indimenticabili.