Le auto a idrogeno esistono ma non hanno mai preso piede: adesso una ricerca svela il motivo per cui non sono così convenienti.
Il tema ambientale, con l’Europa pronta al bando dei motori endotermici a partire dal 2035 e le case automobilistiche sempre più incentrate sulla produzione di veicoli elettrici, sta diventando preponderante nel mondo delle automobili e non solo. La riduzione delle emissioni da parte dei veicoli che circolano nel pianeta, infatti, è ormai una priorità per il mondo a quattro ruote che si sta impegnando attivamente per cercare di trovare strade alternative a quelle percorse fino ad oggi.
Una possibile soluzione sembrava essere quella offerta dalle auto a idrogeno, una tecnologia moderna che consente di sfruttare la capacità propulsiva dell’idrogeno, appunto, per far muovere i veicoli. Una ricerca, però, ha svelato come questo tipo di vetture – che non hanno mai preso troppo piede – non sembra essere la soluzione migliore per risolvere il problema dell’inquinamento.
Sono diversi anni che si cerca un’alternativa all’uso dei combustibili fossili per alimentare i motori delle auto. La strada intrapresa sembra quella dell’elettricità, ma ce ne sono altre percorribili anche se, è un dato di fatto, non esiste una fonte di energia perfetta, capace di alimentare i nostri veicoli senza qualche tipo di controindicazione. Una possibile soluzione sembravano essere le auto a idrogeno che, però, come rivela uno studio condotto negli Stati Uniti dalla Princeton University e dalla National Oceanic and Atmospheric Association, sembrerebbero avere effetti negativi sul clima.
La ricerca portata avanti dagli studiosi delle università a stelle e strisce, infatti, ha evidenziato che l’idrogeno reagisce con un’altra molecola chiamata radicale idrossile (OH) che, da sola, riduce tipicamente l’accumulo di gas serra nell’atmosfera. I ricercatori hanno scoperto che una volta superata una certa soglia di emissioni di idrogeno, l’OH non può svolgere il proprio lavoro, portando a una sovrabbondanza di un altro elemento dannoso, cioè il metano. Come spiegato dal quotidiano web Sci Tech “il radicale idrossile reagisce anche con l’idrogeno gassoso nell’atmosfera. E poiché ogni giorno viene generata una quantità limitata di OH, qualsiasi picco nelle emissioni di idrogeno significa che verrebbe utilizzato più OH per abbattere l’idrogeno, lasciando meno OH disponibile per abbattere il metano. Di conseguenza, il metano rimarrebbe più a lungo nell’atmosfera, estendendo i suoi effetti sul riscaldamento”.
Per semplificare, quindi, le auto a idrogeno produrrebbero un tipo di inquinamento simile a quelle a metano rendendo di fatto vani gli sforzi per combattere l’emissione di gas serra nell’aria. Gli effetti di un picco di idrogeno, che potrebbe verificarsi con l’incremento degli incentivi governativi per la sua produzione, potrebbero avere rischiose conseguenze climatiche decennali per il nostro pianeta. Con l’eventuale aumento di questo tipo di veicoli, infatti, salirebbe anche la produzione dell’inquinamento emesso da queste; un accumulo di metano negli anni successivi, seppur l’idrogeno ha una durata di vita di circa due anni nell’atmosfera, potrebbe quindi portare ad avere tracce di metano per molti anni vanificando gli sforzi profusi.
Le auto a idrogeno, quindi, non sembrano essere la soluzione migliore per combattere l’inquinamento atmosferico, arrivato a livelli altissimi che costringono le amministrazioni locali al blocco – seppur per pochi giorni – della circolazione con conseguenti disagi per i cittadini costretti a spostarsi anche nel weekend. La strada più percorribile, quindi, sembra rimanere quella che porta alle auto elettriche, non a caso quelle che si sono sviluppate maggiormente negli ultimi anni e quelle nelle quali le case automobilistiche stanno investendo maggiormente; per cercare di portare a termine la missione entro il 2035, anno nel quale l’Europa imporrà lo stop alle vetture a combustibile per cercare di arrivare al 2050 a una mobilità che sia interamente eco-sostenibile.