L’auto è femmina o maschio? Una domanda che nasconde una storia curiosa che risale a molto tempo fa: ecco di che “genere” è l’automobile.
Sembra una domanda banale, a prima vista. Oggi, infatti, dovremmo tutti essere consapevoli che l’automobile, nella lingua italiana, è femminile (e di conseguenza, quando la scriviamo preceduta dall’articolo indeterminativo, ci va l’apostrofo: “un’automobile”). Eppure la questione si rivela, andando ad approfondire un momento, ben più complicata di così. Preparatevi a leggere una storia curiosa sulla storia di questa parola, oggi così diffusa.
Partiamo dalle origini. “Automobile” è un termine che arriva in italiano alla fine dell’Ottocento dal francese, dove si scrive allo stesso modo (ma si pronuncia diversamente), e che era un neologismo formato da termini latini. “Auto” e “mobile” possono essere tradotti, una volta accostati in un’unica parola, con “che si muove da sé”. E non a caso all’inizio, in italiano, il termine completo che indicava l’auto era “vettura automobile”.
Al femminile, dunque, ma dove il nome è “vettura”, mentre “automobile” è l’aggettivo. Rapidamente, però, questo termine è stato semplificato e ridotto, e già nel 1898 il ‘Dizionario moderno’ di Alfredo Panzini citava come sostantivo “automobile”. Ma il grammatico italiano poneva subito un dubbio tra le note, su quale fosse il genere corretto della parola, segnalando che anche in Francia se ne stava discutendo, e che la questione era ancora aperta.
Panzini però aggiungeva che il maschile tendeva a prevalere nell’uso, per cui nell’Italia di fine Ottocento la parola è decisamente considerata di genere maschile. Lo ritroviamo anche diversi anni dopo, nel celebre ‘Manifesto del Futurismo’, un documento redatto il 20 febbraio 1909 che segna la nascita di una delle più importanti avanguardie artistiche del Novecento. I futuristi, come si intuisce dal nome, erano affascinanti dal progresso tecnologico e dalle macchine, per cui ovviamente anche dalle automobili.
Ebbene, nel ‘Manifesto’ ecco che viene proprio riportato “un automobile da corsa”, senza l’apostrofo dopo l’articolo indeterminativo, e dunque al maschile. Un particolare minuscolo che qualcuno, grossolanamente, potrebbe scambiare per una svista degli autori, e che invece rispecchia veramente il modo in cui si parlava e si scriveva all’epoca. Per un po’, l’automobile oscillò tra i due generi, fino a che alla fine non si stabilizzò sul femminile, come è considerata oggi.