L’Alfa Romeo è un’azienda che di per sé ha costruito una storia indimenticabile, figurarsi quando parliamo di questa in particolare.
L’Alfa Romeo è un’azienda semplicemente sensazionale. Nel corso degli anni ha pienamente dimostrato di meritarsi eccome questa speciale nomea, legata a successi indimenticabili, progetti spesso inarrivabili e pezzi d’ingegno raramente visti nell’automobilismo italiano ed internazionale.
Tutto ciò ha agilmente contribuito a rendere il brand del biscione estremamente blasonato. Ci sono auto però che sono state migliori di altre. Non fraintendeteci, ogni Alfa Romeo ha caratteristiche uniche e ben distinte, che rendono le vetture del marchio italiano a dir poco speciali.
Ma ce ne sono alcune che davvero non si possono non considerare i marchi di fabbrica del costruttore in questione. Una di queste è certamente l’auto di Piero Pelù. Che, come vedremo, la storia l’ha fatta eccome. E anche visivamente, evidentemente, sa come sorprendere.
Piero Pelù canzoni: un successo dietro l’altro
Il successo di Piero Pelù si può testimoniare attraverso svariate canzoni, in cui spesso ha cercato – tanto con i Litfiba quanto in qualità di solista – di esporre i suoi ideali in maniera forte e netta. In molti ricorderanno Gigante, una delle sue più recneti canzoni con la quale è arrivato quinto al festival di Sanremo. Si tratta di un vero e proprio successo. E’ una dedica ad un nipote nato da poco; racconta l’emozione di essere diventato nonno. Ma è anche un messaggio di auguri per lo stesso bambino, nella speranza – attraverso gli occhi di Pelù – che possa realizzae i suoi sogni.
Come dimenticare, poi, Il mio corpo che cambia. Si tratta di uno dei suoi pezzi più famosi, pur non essendo amato dai fan come invece sono stati altri singoli. Anche Spirito, a certificazione del video registrato in cui si vede Piero Pelù fluttuare sulla ‘sua’ Firenze, si è reso iconico con il passare degli anni. Sotto il vulcano, così come Maudit, è considerata come una delle canzoni più potenti e dure mai realizzate dai Litfiba. Opere di forte impatto musicale, che fanno da cornice ad altre di straordinaria rilevanza sociale.
Pensiamo a Proibito, Gioconda, El Diablo; ma anche, e ci verrebbe da dire soprattutto, Fata Morgana. In questa canzone viene raccontata la storia di un viaggiatore gravemente disidratato, al quale nel deserto si mostra l’effetto ottico di illusione più odiato, quello che spesso definiamo miraggio.
Nella canzone in questione viene però proposto in una chiave un pochino più particolare. Fata Morgana è una critica nemmeno troppo velata all’apparenza e a tutto quello che non sembra mai come, alla fine, è davvero. Il classico abito che non fa il monaco, insomma. Di canzoni di successo ce ne sono state molte altre, ma queste sono certamente fra quelle che almeno una volta meritano di essere ascoltate. Specialmente per il profondo significato che spesso i Litfiba e Piero Pelù hanno voluto trasmettere a fan, ascoltatori e addetti ai lavori vari.
Quando l’ispirazione è fondamentale: Piero Pelù, che viaggio nella musica
Abbiamo parlato dei suoi straordinari successi, ma non dobbiamo e tantomeno possiamo dimenticarci da dove è partito l’artista toscano, nato a Firenze il 10 febbraio 1962. Ha sfruttato nettamente la sua attività artistica per affrontare temi politici e sociali di rilievo. Tutto quello che è diventato cantando e scrivendo, però, è iniziato all’età di otto anni. Avete capito bene. Perché è da bambino che Pelù inizia ad appassionarsi fortemente al mondo del rock. Ed è a questa età che acquista la prima chitarra. Due anni dopo, in quel di Parigi, rimane letteralmente folgorato in un negozio di musica da Paranoid dei Black Sabbath.
In particolar modo, anche questa volta, da una chitarra: quella di Tony Iommi. Il primo disco comprato è invece quello dei Beatles, in un filo conduttore che lo porta da Firenze alla Francia fino al concerto dei New Trolls datato 1976. Nel mentre frequenta il liceo classico, e per quanto lapalissiano possa essere, non abbandona mai la dedizione alla musica; diviene il frontman di una band liceale chiamata Mugnions e inizia a farsi chiamare Pierotten.
Il motivo è duplice e significativamente impattante; il nominativo è un omaggio a Johnny Rotten e inoltre il termine stesso significa marcio, che per chi frequentava il punk all’epoca era un bellissimo aggettivo. Nel 1980 si diploma e parte conseguentemente per Londra. Un viaggio intenso, fortemente cercato ma infine deludente. Il motivo sono proprio i punk, troppo ‘imborghesiti’ dinanzi agli occhi giovani e pieni di attese di Piero Pelù. Così torna a Firenze. Poco importa, però. Come abbiamo visto, il suo tragitto all’interno della musica era appena iniziato. E di soddisfazioni capaci di sovrastare le delusioni, ne ha avute parecchie.
Non solo musica: l’altro grande amore di Piero Pelù è un’Alfa Romeo
Piero Pelù è sposato con Gianna Fratta, l’altro amore del cantautore insieme alla musica. A queste due travolgenti passioni si aggiunge anche un’Alfa Romeo Giulietta Sprint. Un modello spettacolare che ha messo alla prova, in collaborazione con Ruoteclassiche, proprio il famosissimo artista toscano. Il tutto è avvenuto lo scorso febbraio, quando il rocker italiano ha preso parte alla prima serata del festival di sanremo in qualità di ospite. La proposta eccitante era quella di portare sulla pista ASC di Variano la sua vettura del 1955.
L’obiettivo era quello di confrontare le sue prestazioni con quelle rilevate nella prova di Quattroruote del luglio ’57 con un’altra Giulietta Sprint. Il risultato è stato eccezionale e per niente lontano da quanto avvenuto oltre cinquant’anni prima. Pelù ha lasciato la pista soddisfatto, e ha anche raccontato per l’ennesima volta della sua enorme passione per le Alfa Romeo.
Tutto nato dai suoi nonni che “erano entrambi possessori di Alfa Romeo, il mio è quindi un legame principalmente umano e familiare. Ma non solo, perché dell’Alfa ho sempre apprezzato anche le linee, i colori e il sound del motore”. All’interno del suo garage ci sono pure una 1900 Super del 1954 dotata di kit Abarth, una Giulia GTC del 1965 e una SZ del 1990. Con la Giulietta Sprint Piero Pelù ha partecipato anche alla Mille Miglia del 2018. Si tratta di un’automobile che ha vissuto una storia dentro un’altra storia. Utilizzata fino a fine anni settanta in Svezia, è stata successivamente chiusa in un garage per anni, abbandonata tristemente a sé stessa e apparentemente senza via di scampo. Ma spesso anche le storie più tragiche hanno il loro lieto fine, ed ecco che la Giulietta Sprint è stata recuperata – in pessime condizioni, è bene ricordarlo – da un collezionista toscano.
Per farla rinascere sono stati necessari sei lunghi anni di cauto lavoro e paziente restauro. Purtroppo il sale delle strade scandinave aveva messo a dura prova la carrozzeria, mentre il passare del tempo contribuì ad un deterioramento assai grave degli interni. Tuttavia è stato possibile chiudere la sua storia in bellezza, anche grazie alla ricostruzione del passato di tale auto, complice la collaborazione del Centro Documentazione dell’Alfa Romeo. Quest’ultimo fondamentale per la riuscita del progetto.
Anche perché stiamo parlando di una vera e propria chicca automobilistica, dato che la Giulietta è una delle prime costruite con la particolarità della messa in moto tramite un tirante nella parte inferiore centrale della plancia. Il motore, un quattro cilindri con basamento e testata in alluminio e doppio albero a camme in testa, canta che è una meraviglia ancora oggi. Come raccontato dallo stesso Piero Pelù, tale automobile è finita nelle sue mani ad inizio anni duemila. Ed è stato subito colpo di fulmine. Come nelle migliori fiabe, vissero tutti felici e contenti. magari senza bacio, ma possiamo considerarlo comunque amore platonico ed immutato…a tutto gas.