La gamma dell’Alfa Romeo ha accolto l’ibrido sulle auto di serie poco tempo fa, ma negli anni Ottanta c’era stato un esperimento.
Per il marchio Alfa Romeo è una fase di rinnovamento in vista di un futuro che dovrà segnare una svolta, nella speranza di riportare le vendite ai livelli di un tempo. Presto sarà svelata la nuova Stelvio, che sarà prodotta sulla piattaforma STLA Large del gruppo Stellantis presso lo stabilimento di Cassino, nel Lazio. Poco dopo, sarà la volta della Giulia di nuova generazione, che condividerà piattaforma e sito di produzione con il SUV sopracitato, ed anche per lei non mancheranno cambiamenti rispetto alla versione che tutti noi conosciamo.

In base a quanto emerso, la Giulia diventerà un crossover, cambiando del tutto il proprio DNA, una rivoluzione in tutto e per tutto, che non è stata accolta al meglio dagli alfisti. Nella giornata odierna, torneremo indietro nel tempo, per parlarvi della prima ibrida della storia. Nel 2022 è stata svelata l’Alfa Romeo Tonale, prima ibrida di serie, ma tanto tempo fa fu prodotto un modello che anticipava i tempi, un vero e proprio gioiello di tecnologia di cui in pochi ricordano la storia. Andiamo a scoprirne i segreti.
Alfa Romeo, tutto sulla rivoluzionaria 33 giardinetta ibrida
Tornando indietro agli anni Ottanta, l’Alfa Romeo decise di lanciarsi in un’innovazione vera e propria, che lasciò tutti gli altri brand in netto ritardo. Fu realizzata la 33 Giardinetta ibrida, un prototipo che fu sviluppato assieme ad Ansaldo, il primo tentativo di far lavorare assieme un motore termico con uno elettrico. Un decennio dopo sarebbe poi arrivata la Toyota Prius, la prima ibrida di serie, che però fu preceduta da questo concept di cui si parla troppo poco. La 33 Giardinetta era una station wagon molto spaziosa, pur essendo compatta, che aveva due motori.

Nello specifico, era spinta da un boxer 1.5 a benzina da 95 cavalli e da un motore elettrico trifase da 16 cavalli, ed i due motori si integravano con quello elettrico montato sopra al boxer. La parte elettrica era collegata al cambio manuale mediante una cinghia dentata, ed in questo modo, funzionava sia in full electric che solo a benzina, ma anche con entrambi i motori attivi. Dunque, si trattava di un ibrido che per l’epoca era veramente al top della tecnologia. Poteva arrivare a percorrere 5 km in modalità solo elettrica, e quest’Alfa Romeo si dimostrò molto efficiente nel traffico. Peccato però che i costi elevati ed i problemi di rumorosità portarono i vertici a non sviluppare ulteriormente il concetto.