Esodo amaro per gli automobilisti che viaggiano in Italia, ma era tutto previsto: una pompa di benzina ha raggiunto la cifra record
Il copione si ripete con puntualità impressionante, anno dopo anno, mese dopo mese, anche se durante il periodo degli esodi estivi raggiunge l’apice. Il prezzo della benzina sale, per motivi che gli automobilisti non si spiegano. Ma ora siamo arrivati ad una pompa con prezzi record, mai visti in Italia, e qualcuno dovrà muoversi.
Tutto è cominciato con la novità introdotta dal governo Meloni per i gestori delle pompe sul territorio nazionale. Dal 1° agosto 2023 è diventato obbligatorio per i benzinai piazzare alle stazioni di servizio un cartellone nel quale esporre in modo chiaro tutti i prezzi per informare gli automobilisti.
La misura era stata stabilita dal governo con un decreto varato quando i costi per il pubblico avevano superato i 2 euro al litro in alcuni impianti, senza nessuna giustificazione. Sul cartellone devono essere esposti i dati aggregati di riferimento: quelli nazionali per i distributori sulle autostrade e quelli regionali per tutti gli altri. Sono resi disponibili online per tutti, ogni mattina in una sezione dedicata del sito Ministero.
Il cartellone che riporta i prezzi medi deve essere esposto all’interno dell’area di rifornimento per garantirne adeguata visibilità, con il massimo rispetto delle condizioni di sicurezza. E deve spiegare che i valori presenti sono riferiti ai prezzi medi, esposti dall’alto verso il basso partendo da gasolio, benzina, GPL, metano. E i valori saranno in euro ogni litro oppure ogni chilogrammo.
Cosa prevede la legge per chi trasgredisce all’obbligo? Una sanzione che va da 200 a 2.000 euro in base al fatturato. Ma dopo quattro violazioni dell’obbligo scatta la sospensione dell’attività, quindi tutti i gestori sono avvisati.
Una novità che ha funzionato abbassando i prezzi per l’utente finale, cioè l’automobilista? A più di due settimane dal suo debutto, per ora la riforma non funziona e lo dicono gli ultimi rilevamenti sui prezzi effettuati nel nostro Paese.
La benzina verde in autostrada ha raggiunto in media quota 2,014, mentre il gasolio è arrivato a 1,921 euro al litro al self service. Il Gpl viaggia a quota a 0,842 euro al servito e resta stabile il metano a 1,528 euro. Ma mettendo a raffronto le tariffe medie, che variano su base regionale, si possono fare interessanti raffronti. Per il self service della verde sono la Puglia e la provincia autonoma di Bolzano che fanno registrare i prezzi più alti con 1,969 euro al litro.
Questo l’ultimo prezzo della benzina rilevato nelle varie regioni:
Ora però abbiamo raggiunto una cifra limite che solo fino a qualche mese fa sembrava impossibile anche se il timore era reale. La benzina ha raggiunto un prezzo mai visto e lo dimostra quello che è stato registrato in una stazione di servizio sulla A8 Milano-Varese, nell’area di servizio Villoresi Ovest.
Qui il costo della verde al self-service è arrivato alla cifra di 2,722 euro al litro. Ma come ha spiegato il gestore della pompa a ‘La Stampa’, la responsabilità non è sua. Da tempo infatti la società petrolifera proprietaria della stagione di servizio è in causa con lui ma non riesce a farlo fuori. Così l’unico modo per farlo fallire è aumentare a dismisura i prezzi.
E alla Guardia di Finanza che è arrivata subito a controllare, ha mostrato le bolle. A lui la verde costa 2,409 euro, un prezzo notevolmente più alto di quello nazionale che è 2,109. Lui ha anche sei dipendenti da pagare alla fine del mese, quindi non può fare diversamente.
Molti, nel mondo della politica e dei consumatori, puntano il dito sulle decisioni del governo facendo anche un paragone. La scorsa estate era in vigore lo sconto da 30 centesimi sulle accise, non confermato però dal governo Meloni.
Come calcola Assoutenti, la convenienza è tutta per lo Stato che solo nei mesi estivi con tutti gli esodi automobilisti (italiani e stranieri) incasserebbe 2,27 miliardi tra accise e Iva. Una cifra che deriva da dati oggettivi perché Iva e accise pesano per il 55,6% su un litro di benzina e per il 51,8% sul gasolio.
Ma secondo il governo Meloni non esistono motivi per tagliare le accise sulla benzina. Nonostante fino ad oggi l’obbligo di affiancare al prezzo praticato dal distributore quello medio regionale e nazionale non abbia contribuito ad abbassare i prezzi, la linea non cambia.
Lo ha ribadito il ministro Adolfo Urso, titolare delle Imprese e del Made in Italy. Secondo lui “il costo industriale della benzina depurato dalle accise è comunque inferiore a quelli in Francia, Spagna e Germania”. Quindi l’Italia ha fatto meglio di altri Paesi europei e non è vero che ci sia una escalation di prezzi fuori controllo.
Così, mentre gli utenti finali cercano trucchi per risparmiare, i gestori si lamentano. Lo fa pubblicamente Fegica (Federazione gestori impianti carburanti e affini) spiegando perché la misura dei cartelli con i prezzi medi nelle stazioni di servizio non sta funzionando. Da quando è entrato in vigore infatti il costo della benzina è salito di circa 4 centesimi.
Intanto il Codacons ha annunciato per i prossimi giorni un esposto da presentare a ben a 104 procure della Repubblica di tutta Italia e ai comandi regionali della Guardia di finanza. Gli stessi finanzieri che hanno comunque intensificato i controlli sui prezzi e sulla qualità dei prodotti venduti.
Nei primi 15 giorni di agosto sono stati eseguiti ben 1.230 interventi nei confronti di 85 distributori sulla rete autostradale e di 1.145 sulle altre strade. In tutto sono state verificate 325 irregolarità e 789 sono le violazioni contestate. Di queste, 363 per mancata esposizione dei prezzi o per difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati e 426 per l’inosservanza degli obblighi di comunicazioni all’Osservaprezzi del Ministero.