Vi sono moto che lasciano un segno indelebile nel cuore degli appassionati. Oggi vi raccontiamo la storia di un brand che è stata avvolto dal mistero.
Oltre il mito c’è la leggenda. Molti di noi speriamo, a volte, che dietro la scomparsa prematura di un artista ci sia una storia che magari lo vede impegnato a prendere il sole, sotto falso nome su una spiaggia Caraibica. Spariscono artisti, progetti, ma non le tracce. Lo stesso vale anche per i progetti segreti di uomini straordinari che hanno creato marchi iconici.

Ci sono persone che trascorrono anche tutta la vita a fiutare un indizio per ricostruire una storia fantastica come la Galbusera V8, progettata da Marama-Toyo e realizzata dal costruttore bresciano Galbusera. E’ rimasta per decenni avvolta da un fitto mistero fatto da più ombre che luci. Partendo dalle parole di Farneti, appassionato e storico delle due ruote proviamo a ricostruire un mito del Made in Italy. “Cominciai per tempo le ricerche della V8, fin dagli anni Sessanta, ma purtroppo partii col piede sbagliato. Infatti – ha ricordato Farneti, come riportato su Insella.it – cercai Plinio Galbusera a Trieste anziché a Brescia, dove forse, all’epoca, viveva ancora. Una ricerca laboriosa ed inconcludente, che mi fece perdere molto tempo. Così persi per sempre l’occasione di conoscere la verità e di sapere qual era stato il destino della V8”.
“A Trieste mi informai presso meccanici, garagisti e sportivi ma solo in qualche caso affiorarono deboli ricordi e ancor più deboli informazioni. I pochi collezionisti dell’epoca e del luogo ovviamente si mostravano reticenti e sospetti. Con ogni probabilità erano alla ricerca delle stesse informazioni e della stessa moto. I più loquaci davano per certa la storia (divenuta comune a tante moto appetibili) del passaggio della V8 in Jugoslavia, dove le tracce si perdevano e le ricerche diventavano perfino pericolose. Dopo tanto tempo e non senza rammarico, abbandonai l’impossibile impresa”, ha sancito Farneti.
Il misterioso progetto Galbusera svelato
I disegni schematici dell’epoca mostrano un V8 con alberi motore accoppiati centralmente mediante tre ingranaggi conici. Gli alberi che girano l’uno in senso opposto all’altro annullano gli effetti della coppia di rovesciamento. Come si era arrivati a una tale tecnologia? Firmato da Franco Damiani di Vergada, insieme a Giancarlo Cavallini, Alessandra Mattei Galbusera e Mirco Snaidero, il volume “Misteri svelati e il sogno della Galbusera V8, la moto scomparsa” in questi giorni è stato presentato in numerose città italiane, a fronte di una donazione di 30 euro al Moto Club di Trieste. Troverete tante risposte a certi interrogativi che avevano reso il modello storico più potente dei bolidi attuali. Nel video in basso del canale Bob Santra potete avere un assaggio del motore V8.
Il volume ha chiarito del tutto il fitto mistero che ha avvolto per circa 80 anni il prototipo, anzi, i due prototipi visto che c’era anche un più “modesto” V4 da 250 cm3. Curiosità che si lascia al lettore che avrà modo di fare ulteriori ricerche anche tecniche su una moto leggendaria. Una storia intrisa anche da incidenti e morti.