Succede ogni estate, ma in Italia non avevamo ancora mai assitito ad un fenomeno così preoccupante: il prezzo della benzina è al massimo
Un mutuo anche per pagare il rifornimento delle nostre auto? Succederà molto presto se il trend che stiamo vedendo nell’ultimo periodo continuerà. Perché ormai la benzina in Italia ha raggiunto un prezzo mai visto e nessuno ancora interviene per calmierarlo dando un sostegno.
Non stiamo parlando solo degli automobilisti comuni, ma di chi con un mezzo circola tutto il giorno per lavoro come i pendolari. E poi ci sono tassisti, gli autotrasportatori e gli autisti di mezzi pubblici. Se il prezzo sale, l’unico effetto concreto è quello di rifarsi sui clienti aumentando i costi, con effetti devastanti sulle nostre casse.
Gli ultimi dati in fondo parlano chiaro: tutte le medie dei prezzi per il rifornimento della benzina praticati alla pompa sono in rialzo. Lo conferma l’ultima elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Guardando i prezzi raccomandati, c’è stato un aumento pari a 1 centesimo da parte di Q8 e Tamoil su benzina e diesel). Sulla rete nazionale, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è 1,895 euro/litro mentre era 1,886 la rilevazione precedente (i no logo sono a 1,878). Il prezzo medio per il diesel self è 1,743 euro/litro (era di 1,734), mentre nei no logo è 1,724.
Guardando il servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 2,027 euro/litro (era 2,018 il dato precedente), con gli impianti no logo a 1,930. La media del diesel servito è 1,880 euro/litro contro 1,871 della rilevazione antecedente, con no logo a 1,778. Infine i prezzi praticati del Gpl sono tra 0,712 e 0,733 euro/litro (no logo 0,691) e quelli del metano auto vanno da 1,401 a 1,480 (no logo 1,432).
La benzina ha raggiunto un prezzo mai visto: nuemri terrificanti, gli automobilisti tremano
Tutto questo succede nei distributori collocati in città o sulle principali strade provinciali. Ma il vero fenomeno, che si registra in realtà con regolarità impressionante tutte le volte che siamo vicini ad un esodo, è quello relativo al prezzo della benzina in autostrada e sulle tangenziali.
Un litro al servito infatti ha toccato una quota ancora mai vista in Italia, quella di 2,5 euro al litro in diverse tratte della rete nazionale, come denuncia Assoutenti. I dati sono ricavati ad quelli del ministero, quindi assolutamente pubblici.
In particolare sulla A4 Venezia-Trieste la benzina questo fine settimana ha raggiunto il tetto di 2,553 euro al litro per il servito, mentre il gasolio si ferma a 2,4 euro/litro. Ancora, sulla A21 Torino-Piacenza, un litro di benzina è venduto a 2,549 euro e sale a 2,334 il gasolio. Abbatte la soglia dei 2,5 euro anche la A14 Bologna-Bari-Taranto, con 2,529 euro al litro la verde, mentre 2,399 è il prezzo del diesel.
Listini alle stelle anche sulla rete urbana ed extraurbana. Alcuni esempi pratici? Sulla Via Provinciale di Arpaise, in provincia di Benevento, un litro di verde al servito costa 2,552 euro e il gasolio sale 2,619 euro. A Serra San Bruno in Calabria benzina a 2,499 euro e diesel 2,359 euro. Prezzi esorbitanti anche sulle isole minori: ad Anacapri la benzina al servito costa 2,259 euro ogni litro, a Ponza 2,239 euro, a Ischia 2,204 euro, a Lampedusa 2,329 euro.
Ma i gestori delle pompe si difendono, spiegando che in realtà l’aumento dei prezzi non dipende da loro. Lo ha ribadito Alessandro Zavalloni, segretario nazionale della Federazione Italiana Gestori Carburanti e Affini) all’AdnKronos.
La colpa principale è della privatizzazione dei tratti autostradali italiani. I concessionari non hanno potere solo sui pedaggi ma anche sulle pompe di benzina e sulla ristorazione che sono concesse agli affidatari del servizio. Quindi chi viaggia, anche se non lo sa, paga quasi il doppio perché i soldi finiscono nelle casse dei gestori e dei concessionari
Un allarme ripreso anche da Coldiretti: “In un Paese come l’Italia dove l’88% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada, l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori. Un effetto preoccupante che alimenta l’inflazione e pesa sul carrello”.
Costo della benzina: ecco tutto quello che incide sul prezzo finale: non è solo colpa dei gestori
In realtà ci sono più fattori che indicono sul prezzo finale della benzina e del gasolio in Italia. Alcuni sono costi fissi, come quelli delle accise che il governo Meloni ha deciso di ripristinare (anche se in realtà sono retaggio di tutti gli esecutivi precedenti). Altri invece dipendono dall’andamento del mercato e delle decisioni prese dai produttori mondiali.
In particolare negli ultimi mesi c’è stato un netto calo delle scorte statunitensi ed è stato anche deciso lo stop all’attività di alcune raffinerie in Europa, Asia e negli Stati Uniti. Inoltre il prezzo del Brent, in pratica la quotazione della materia prima, si sta pericolosamente avvicinando a quota 83 dollari al barile.
Ma da cosa dipende alla fine il prezzo? Stiamo parlando di un prodotto derivato, quindi dipende anzitutto dalla variabilità della materia prima e dai costi per il processo di raffinazione. Se aumentano i prezzi dell’energia, la lavorazione della materia prima richiede spese più alte che incidono almeno per il 20% quindi sul prezzo finale.
Inoltre il petrolio è quotato in dollari e questo significa che in base alla svalutazione o meno dell’euro nei confronti della moneta americana salirà o scenderà la quotazione. Se l’euro è forte, spinge i prezzi al ribasso, ma se ha una posizione debole i prezzi andranno al rialzo.
Sul prezzo finale però incide anche il classico meccanismo della domanda e dell’offerta. I Paesi produttori di petrolio a cominciare dall’Opec in Medio Oriente di recente hanno tagliato unilateralmente la produzione. Una mossa dettata da un motivo specifico: non sono a corto di materia prima, ma semplicemente vogliono spingere il mercato al rialzo
Infine nel nostro Paese incidono le accise sulla benzina. Si tratta di imposte che gravano sulla fabbricazione e sulla vendita dei prodotti di consumo, come i carburanti. L’ultimo riordino della materia è datato 1995 e oggi le accise indicono per il 40% sul prezzo complessivo della benzina e circa per il 33% sul prezzo del gasolio.
Da marzo a novembre 2022 il governo Draghi aveva deciso un taglio delle accise pari a 25 centesimi di euro al litro sulla costo di benzina e diesel e di 8 centesimi di euro ogni chilogrammo per il Gpl. Oggi però questi costi sono stati ripristinati.