Un banale errore al semaforo è costato molto caro ad un automobilista che per riparare al danno ha preso una decisione estrema.
Quando si pensa ad un’infrazione al semaforo, la mente va subito al passaggio con il rosso. Al di là del rischio multa, si tratta di una manovra che non andrebbe mai fatta, in quanto può sempre sopraggiungere qualcuno all’improvviso che ha il verde, senza dimenticare i pedoni o i ciclisti, che sono gli elementi più deboli della strada. Spesso però, approfittando magari dell’assenza di persone o macchine nei paraggi, ci si butta ugualmente.
Il più delle volte la “furbata” la si compie dopo essersi accertati dell’assenza di telecamere che potrebbero cogliere in flagranza se accese. Nel caso di cui vi parliamo adesso però, lo “stop” non c’entra, ma la violazione è stata ugualmente grave. Protagonista della vicenda è un imprenditore piemontese.
Al suo indirizzo sono state recapitate delle contravvenzioni di svariate migliaia di euro, e ora ammette di non sapere come fare per pagare. La storia è stata raccontata dal sito di Fanpage e ha dell’incredibile.
Federico Bacci, manager di Torino, ha imboccato per mesi la corsia sbagliata al semaforo e per questo è stato ripetutamente multato, precisamente ventuno volte. In tutto finora gli è stato recapitato un conto da 10mila euro. Una somma importante, che lui si rifiuta di pagare. O meglio, dopo aver saldato le prime tre, ha fatto sapere pubblicamente che non tirerà fuori nemmeno più un centesimo.
Tutto è cominciato a fine 2020, quando il 63enne ha cominciato a ricevere le prime notifiche riguardanti il giugno precedente. Come di sovente accade in casi del genere, l’uomo, a malincuore, ho provveduto al pagamento, ma quando si è reso conto che le multe continuavano ad arrivare ha detto basta. Si è aperto un contenzioso e la vicenda è finita sui giornali proprio per la sua particolarità.
“La prima l’ho saldata in quanto l’importo era il medesimo utile per il ricorso. Poi però, nel giro di pochi giorni me ne sono state recapitate altre. Ho pagato pure quelle, ma insospettito, ho chiesto informazioni e mi è stato risposto che risultavano oltre una ventina di infrazioni da parte mia“, la sua confessione a Il Corriere della Sera.
Spaventato dalla somma, si è rivolto ad un giudice di pace, restando però senza responso. Tra la pandemia e le consuete lungaggini legate alla burocrazia, la faccenda si è protratta fino ad oggi, finché stanco, l’imprenditore si è rivolto direttamente al Comune di Torino e più di recente anche al Prefetto.
La denuncia è quella di ritardi nella comunicazione e di segnaletica poco chiara, la vera responsabile dell’errore. “Non è possibile che io sia in grado in pochi minuti di parlare con i miei figli all’estero, ma malgrado la presenza di pec, mail e telefoni, ci vogliano mesi per scoprire un’infrazione”, lo sfogo concluso con una proposta, ovvero quella di andare in carcere, o lavorare gratis per il Comune, pur di non dover sborsare tutto quel denaro richiesto.