Era un’auto affascinante, la più veloce del mondo. Ma per il campionissimo si è trasformata in una trappola mortale. Responsabile un difetto di progettazione.
Era davvero un’auto mostruosa, con una quantità di cavalli del tutto fuori dalle regole del mercato. Stiamo parlando della Vector W8, supercar americana con ambizioni altissime: quelle di superare Jaguar e Lamborghini. E si può dire che in un certo senso l’abbia fatto, anche se non nel modo che i suoi autori avrebbero sognato.
Auto costosissima e dalle prestazioni entusiasmanti, ha trovato il suo pubblico specialmente tra star dello sport, in grado di permettersela e di apprezzare il suo temperamento sportivo, ma forse eccessivamente focoso.L’auto fu prodotta tra il 1989 e il 1993, la sua potenza dichiarata era di 650 cavalli, ma chi conosce i retroscena della sua produzione sostiene che la potenza reale fosse più che doppia: ben 1200 cavalli.
L’incidente di André Agassi
A concepirla era stato il geniale Larry Wiegert, deciso ad asfaltare tutta la concorrenza, anche la più prestigiosa. Impresa perfettamente riuscita, se pensiamo che una Ferrari F40 dell’epoca era capace di erogare “soltanto” 450 cavalli. Un altro record della Vector fu realizzato affrontato una McLaren F1 dell’epoca, polverizzandola in fatto di prestazioni.
Stiamo dunque parlando di un’auto eccezionale da ogni punto di vista. Non ha caso fu scelta da un campione altrettanto eccezionale, e dal carattere, diciamo così, vivace: André Agassi.
Il problema della Vector era quello di essere un’azienda pressoché artigianale, lontana dagli standard di qualità industriale dei competitor che aveva intenzione di superare. Il suo sorpasso fu sulla carta o poco più, perché la qualità della realizzazione lasciava molto a desiderare. Se è difficile accettarlo su una normale utilitaria, nel caso di una supercar dalle prestazioni mostruose il fatto può diventare pericolosissimo.
A farne le spese fu proprio il suo cliente più famoso che un giorno mentre viaggiava sulla sua Vector W8 (le cronache non specificano a quale velocità) fu colpito da un odore sgradevole, per poi rendersi conto che la sua auto stava producendo una nuvola di fumo.
Fermatosi prontamente, Agassi si rese conto che il fumo proveniva, stranamente, dal bagagliaio e non dallazona motore. Aprendolo, scoprì che la moquette all’interno stava andando a fuoco. Purtroppo era successo che la temperatura infernale degli scarichi, non sufficientemente isolati, aveva trasmesso all’interno del vano bagagli una temperatura sufficiente non solo a rovinare qualunque cosa avesse contenuto, ma a dare fuoco alla moquette che la rivestiva. Un caso letteralmente allucinante.
Agassi stava viaggiando con suo fratello, che ha registrato il terrore del campione per quello che stava succedendo: “André aveva paura che l’auto stesse per esplodere, era letteralmente una trappola mortale”.
L’auto era decisamente interessante. Ma decisamente esistono modi più sicuri per spendere i 450mila dollari che costava all’epoca. Il tennista lo capì a sue spese, e così molti altri clienti che abbandonarono il marchio, portandolo a un prematuro fallimento.