Fino ad oggi gli incentivi auto 2023 hanno funzionato, ma solo per alcune categorie: il Governo Meloni studia un cambio di passo decisivo
Un parco macchine (e moto) ancora troppo vecchio e quindi troppo inquinante. Questa è la fotografia della mobilità quotidiana in Italia, nonostante da tempo i governi che si sono succeduti abbiano spalancato la borsa delle risorse pubbliche con gli incentivi statali.
I risultati fino ad oggi sono stati confortanti, ma solo in alcune fasce, perché le scelte degli italiani restano ancora nette e l’elettrico non tira. Quindi ci ritroviamo con una parte di fondi che sono stati esauriti in poche settimane e altri invece che rimangono inutilizzati. Ecco perché il Governo Meloni sta per prendere una decisione epocale.
Fin dal suo insediamento, l’idea è stata quella di seguire la linea dell’esecutivo Draghi. Sostenere le spese degli automobilisti italiani, quelli privati ma anche le aziende, per spingere su una vera riconversione del parco macchine. Tutto questo indipendentemente dal traguardo del 2035, quando secondo l‘UE dovrebbero sparire dalle strade tutti i motori termici.
Il concetto di mobilità sostenibile rimane quindi un’esigenza e per questo gli incentivi auto 2023 sono stati confermati, anche se in qualche caso c’è stato uno spostamento di fondi. In generale consentono di ottenere riduzioni importanti sul prezzo di acquisto per le auto elettriche, ibride plug-in, ma anche con motore endotermico. Sono compresi pure i veicoli commerciali, motocicli e ciclomotori, sia con la rottamazione che senza.
Solo che nei primi sei mesi dell’anno le scelte degli italiani sono state molto chiare. Hanno puntato dritto su alcuni settori lasciando da parte altri. A confermarlo ci sono i numeri, che parlano molto chiaro.
Incentivi auto, altra clamorosa decisione del Governo: ecco cosa non ha funzionato
Al momento infatti la cifra di 610 milioni destinata agli Ecobonus nel settore auto e moto risulta sfruttata per meno del 20% nelle auto elettriche e per meno del 10% dei fondi per le ibride plug-in destinati ai privati.
Oggi le risorse stanziate dal Mimit, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per l’Ecobonus sono ancora disponibili solo per l’acquisto di alcune categorie di veicoli. Infatti per gli autoveicoli M1 con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi di CO2 e per ciclomotori e motocicli non elettrici i fondi sono andati esauriti nei primi mesi dell’anno.
Invece le categorie di veicoli che beneficiano ancora dello sconto, con l’eventuale rottamazione della vecchia auto ma anche senza, comunque ci sono ancora. In particolare gli autoveicoli M1 ibridi plug-in con emissioni tra 21 e 60 grammi di CO2, per i quali sono disponibili 209 dei 235 milioni di euro previsti in origine
I fondi permangono anche per le auto elettriche M1 con emissioni dai 0 ai 20 grammi di CO2 per le quali gli incentivi a luglio restano di 145 milioni rispetto ai 190 stanziati a inizio anno. Inoltre per i veicoli commerciali N1 e N2 per i quali le risorse a disposizione sono 14 milioni di euro mentre erano 15 milioni quelli erogati dal governo.
Tutti era stato stabilito dal decreto-legge 17/2022 del governo Draghi. In ballo 700 milioni di euro per il 2022 e 1 miliardo di euro all’anno dal 2023 al 2030 per la riconversione ecologica dell’industria automobilistica. E quasi due terzi di quella somma era stata destinata, ma lo è ancora oggi, a finanziare gli incentivi auto nel 2023.
In particolare la divisione fin dall’inizio dell’anno era questa:
- 190 milioni di euro per l’acquisto di auto elettriche (fascia 0-20 g/km di CO2)
- 235 milioni di euro per l’acquisto di auto ibride plug-in (fascia 21-60 g/km di CO2)
- 150 milioni di euro per l’acquisto di auto ICE (fascia 61-135 g/km di CO2)
- 15 milioni di euro per l’acquisto di veicoli commerciali N1 e N2 elettrici
- 35 milioni di euro per l’acquisto di motocicli e ciclomotori elettrici
- 5 milioni di euro per l’acquisto di motocicli e ciclomotori ICE.
Cosa si intende per veicoli rottamabili? Tutti i modelli con classe di emissione inferiore a Euro 5, indipendentemente dalla data di immatricolazione. In questo caso l’auto deve risultare intestata all’acquirente oppure ad un suo familiare convivente da almeno 12 mesi. Inoltre per usufruirne, c’è l’obbligo di mantenere la proprietà del veicolo acquistato con gli incentivi 2023 per almeno 12 mesi.
Ma quali sono le somme massime per acquistare un modello con gli incentivi auto 2023:
- Auto elettriche: 5.000 euro con rottamazione e 3.000 euro senza rottamazione per autoveicoli M1 almeno Euro 6 nella fascia di emissioni 0-20 g/km.
- Auto ibride plug-in: 4.000 euro con rottamazione e 2.000 euro senza rottamazione per autoveicoli M1 almeno Euro 6 nella fascia di emissioni 21-60 g/km.
- Auto full/mild hybrid, benzina, diesel, metano, gpl: 2.000 euro solo con rottamazione per autoveicoli M1 almeno Euro 6 nella fascia di emissioni 61-135 g/km.
Inoltre le società di car sharing e di autonoleggio con finalità commerciali possono acquistare esclusivamente autoveicoli fino a 60 g/km di CO2, quindi elettrici e plug-in. Lo schema degli sconti è questo:
- 2.500 euro con rottamazione di un’auto Euro 0, 1, 2, 3 o 4 e 1.500 euro senza rottamazione per autoveicoli M1 almeno Euro 6 nella fascia di emissioni 0-20 g/km,
- 2.000 euro con rottamazione di un’auto Euro 0, 1, 2, 3 o 4 e 1.000 euro senza rottamazione per autoveicoli M1 almeno Euro 6 nella fascia di emissioni 21-60 g/km.
Più soldi ma con destinazioni diverse: il cambio in corsa del governo piace anche all’industria dell’automotive
Lo schema sarà ripetuto anche per il 2024, con una possibile rimodulazione delle cifre per andare ad incentivare ancora maggiormente gli acquisti. In più a questi fondo devono essere aggiunti quelli stanziati dalle regioni oppure dai singoli Comuni più grandi che a loro volta spingono per il rinnovo del parco macchine. I livelli delle emissioni, specie nei mesi invernali, spesso superano la soglia permessa, quindi è interesse di tutti cambiare.
Ma ora c’è una novità importante negli incentivi auto 2023, anticipata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Il ragionamento è semplice ma anche complesso: non necessariamente gli automobilisti italiani devono comprare auto prodotte nel nostro Paese. Ma certamente un aiuto alla produzione può incidere sul prezzo finale del mezzo e quindi promuovere più cambi macchina.
I numeri dell’OICA, cioé l’Organizzazione internazionale di costruttori di veicoli a motore, relativi alla produzione di automobili in Italia sono netti. Nel 2022 in Italia sono state assemblate negli stabilimenti nostrani 473.194 automobili, ma ne sono state immatricolate circa 1,4 milioni. E così nella classifica dei produttori europei, l’Italia è all’ottavo posto dopo Romania e Regno Unito.
Il produttore più presente è certamente Stellantis che vanta sei impianti tra Piemonte, Lazio, Molise, Campania, Emilia-Romagna e Basilicata. Ecco perché c’è stato un primo approccio con Carlos Tavares e John Elkann, ad e presidente di Stellantis per incentivare una maggiore produzione da parte dell’azienda in Italia.
Come ha spiegato lo stesso Urso a Sky TG24, “l’80% delle macchine è prodotto all’estero. Quindi per ogni 5.000 euro di incentivi destinati all’acquisto di una nuova auto, 4.000 sono andati a fabbriche straniere”. A questo si aggiunge il fatto che circa 11 milioni di autovetture, pari al 25% di quelle che circolano, sono Euro 0-1-2-3.
Secondo le anticipazioni, entro il 30 agosto infatti dovrebbe essere rimodulata la distribuzione dei fondi del Pnrr e Repower EU, risorse da destinare anche all’industria automotive italiana. Un accordo per sostenere il settore e alla fine andare incontro agli automobilisti.