Importare un’auto che non esiste o che non è destinata al mercato italiano. Si può fare ed il procedimento è molto più semplice di quello che si possa pensare. Ecco svelato tutto, in questa mini-guida
Il mercato delle auto è ormai saturo di proposte e soluzioni. Non solo nel campo del nuovo, ma anche e soprattutto in quello dell’usato. Ogni anno sono milioni le vetture vendute in tutta Europa, senza considerare di quanto salga il conto se si allarga lo screening al resto del mondo. Le case produttrici, dopotutto, hanno vissuto una vera e propria esplosione negli ultimi anni, per quanti i costi di realizzazione e di commercio non siano certo contenuti o in calo rispetto al passato recente.
Eppure, anche in Italia la richiesta continua di auto procede di pari passi con l’avvento delle novità. E poco importa che certe auto (nuove o usate che siano) non vengano destinate al mercato nostrano. Sono tanti i clienti del Bel Paese che decidono di importare nei nostri confini veicoli ‘non esistenti’ nelle concessionarie italiane. O meglio, sarebbe corretto dire: veicoli che non sono indirizzati al commercio in Italia.
Un esempio? Le classiche JDM. Per i meno avvezzi, l’acronimo sta per ‘Japanese Domestic Market’. E fa riferimento a tutte quelle auto sportive nipponiche destinate al mercato interno del Sol Levante. Nissan GT-R34, Toyota Supra, Honda S2000 e chi più ne ha, più ne metta. A cavallo degli anni ’90 e agli inizi del nuovo millennio, queste vetture hanno tracciato la strada tra gli appassionati. E hanno spinto molti italiani (e non solo) ad importarle nel nostro Paese, seppur non previste per il commercio in Italia.
Come importare un’auto in Italia: il procedimento è molto semplice
Fatta la digressione contestuale e storica, proviamo ad entrare nel dettaglio. Sono tante le auto che non sono destinate al nostro mercato, eppure gli appassionati italiani decidono comunque di proseguire all’acquisto. La premessa principale è intanto una: per importare una vettura estera bisogna immatricolare il veicolo. E bisogna farlo, con riferimento all’Ufficio Provinciale della Motorizzazione Civile. E poi bisogna iscrivere la stessa vettura al Pubblico Registro Automobilistico. Non temete, poi: poco importa che il mezzo che avete scelto di importare sia nuovo o usato. La procedura non cambia in maniera sostanziale, a meno che non si tratti di un’auto proveniente da un Paese europeo oppure da un Paese extra-europeo. E dopo ne entreremo nel dettaglio.
Nel mentre, il processo di importazione di un veicolo dall’estero in Italia viene regolato, seguito e gestito dai concessionari. O almeno, in linea generale dovrebbe essere così, con questi che solitamente adempiono a tutte le scartoffie e alle noie burocratiche e fiscali. Ci sono ovviamente dei casi eccezionale dove il compratore in primis deve occuparsi di tutto (o quasi), o dove è comunque costretto ad affidarsi ad enti terzi per tutta la procedura di importazione. Tuttavia, si tratta di casi davvero limite e che prevedono una stretta cerchia di mezzi.
Anche perché ci teniamo subito ad avvisare gli appassionati più determinati. Certo, è possibile provvedere all’importazione dell’auto dall’estero in via del tutto autonoma e personale, ma non è un percorso semplice. O meglio: lo è, ma richiede molta attenzione per seguire e svolgere tutti i passaggi necessari nella maniera corretta. Per sommi capi, chi interessato dovrà provvedere all’immatricolazione presso la Motorizzazione Civile. E poi dovrà recarsi all’Ufficio Provinciale per effettuare le corrette verifiche alla documentazione tecnica dell’auto. E ancora, poi assolvere e sciorinare tutti gli obblighi legati alla burocrazia e all’IVA. Insomma, farsi aiutare e seguire può semplificare davvero le cose in maniera a dir poco sostanziale.
Differenze tra importare un’auto in Italia da un Paese europeo o da un Paese extra-europeo
Entriamo ora nel dettaglio di un parametro già accennato prima. C’è una bella differenza tra importare in Italia un’auto proveniente da un Paese europeo oppure importarne una proveniente da un Paese extra-europeo. Nel primo caso, basterà recarsi allo Sportello Telematico dell’Automobilista ed effettuare l’immatricolazione e l’iscrizione al PRA (il già citato Pubblico Registro Automibilistico, ndr). E questa procedura è valida indifferentemente dal fatto che il mezzo prescelto sia nuovo oppure usato.
Nel secondo caso, invece, non è possibile recarsi e utilizzare lo Sportello Telematico dell’Automobilista. Anzi, bisognerà recarsi presso la Motorizzazione Civile per l’immatricolazione del veicolo. Di lì, si avranno a disposizione sessanta giorni di tempo per effettuare l’iscrizione al PRA, una volta ricevuta la carta di circolazione.
Quanto costa importare un’auto che non ‘esiste’ in Italia?
Venendo un po’ alla calcolatrice, quanto costa importare un’auto non destinata al nostro mercato? Una risposta vera e propria, in realtà, è impossibile darla per vie generali. Il costo dipende da una quantità molto ampia di fattori. Può dipendere dalla taglia e dalla cilindrata dell’auto stessa, dal Paese di provenienza e dalla provincia in cui risiede il compratore. E ancora, il costo può dipendere anche dalla tipologia di targa richiesta e da tutta una serie di fattori che solitamente vengono gestiti e messi in preventivo finale, poi, dalla concessionaria o dall’ente terzo alla quale chi interessato va a rivolgersi.
Di per sé, invece, il costo della documentazione correlata all’importazione di un’auto dall’estero in Italia ha delle cifre ricorrenti e non è proibitiva. Parliamo chiaramente del costo delle marche da bollo, indicativamente sui 60 euro. Se si considerano poi gli altri costi fissi per la gestione del mezzo, come l’ACI, l’iscrizione al PRA e l’imposta di bollo per il DTT, le cifre salgono.
E l’IVA? L’imposta sul Valore Aggiunto bisogna calcolarla in maniera diversa, a seconda se si tratta di un mezzo nuovo oppure usato. Per nuovo, chiaramente, si intende qualsiasi auto mai immatricolata oppure immatricolata con meno di 6000 chilometri e con non più di sei mesi di vita. Nel primo caso, l’IVA viene sempre pagata e versata in Italia. Pertanto non va calcolata e non va apposta sulla fattura del Paese di provenienza del mezzo che si è deciso di importare. Nel secondo caso, invece, l’imposta IVA resta appartenente al Paese di provenienza del mezzo ed è inclusa nel prezzo finale.
Per fortuna internet ha semplificato le cose: oggi è molto più facile importare un’auto dall’estero in Italia
Chiaramente, ad una prima lettura, il procedimento di importazione di un’auto dall’estero in Italia può sembrare complicata. Fidatevi, in realtà è molto più semplice a farsi che a dirsi. Soprattutto in epoca moderna, dove l’avvento di internet ha facilitato ulteriormente la procedura. Se prima bisognava affidarsi quasi forzatamente ai concessionari per tali desideri, oggi ci sono centinaia di siti internet e di portali specializzati. Questi semplificano la vita di chi ricerca un’auto da importare nel nostro Paese, seppur non siano destinate originariamente al mercato italiano.
Siti come Caravago, Bolidem (e chi più ne ha, più ne metta) consentono a chi interessato all’acquisto di poter gestire tutto facilmente e in maniera comoda. Con pochi click potrete selezionare l’auto dei vostri sogni e avviare il processo di importazione. Saranno poi questi portali online a gestire tutte le pratiche, a fronte chiaramente di un costo aggiuntivo. Un piccolo prezzo da pagare per tagliare le tempistiche e le noie di dover seguire fisicamente la pratica in via personale o comunque in appoggio da un concessionario.
Perché importare un’auto? I vantaggi ci sono, ma a volte basta la semplice passione a giustificare tutto
In conclusione, verrebbe comunque da porsi una domanda. Perché importare in Italia un’auto introvabile o non destinata al nostro mercato? Seppur gli svantaggi non manchino agli occhi dei più pigri, i vantaggi ci sono e sono sensibili. Spesso e volentieri, il costo di alcune auto (per esempio provenienti dalla Germania) sono decisamente più vantaggiosi. E a parità di quelli italiani, consentono di poter acquistare veicoli di fascia superiore o comunque in condizioni nuove o quasi. Senza considerare poi il minor grado di usura e di tanti altri fattori.
A volte, però, basta la semplice passione di chi compra a giustificare tutto. E torniamo all’esempio delle gloriose JDM. Trovare auto tanto iconiche e rare in Europa è una faccenda complicata, che stuzzica e fa sognare però i veri cultori delle quattro ruote. E se l’occasione si presenta, poi, è difficile resistere. Per questo, l’importazione in Italia può essere una manna per collezionisti e appassionati, che spesso e volentieri non riescono ad accedere ad un determinato segmento di mercato. E che solo affidandosi a procedimenti simili possono riuscire a salire a bordo delle vetture dei propri sogni.