Dopo il Regno Unito, che ha fissato lo stop ai motori tradizionale per il 2030, anche il Giappone si tinge di verde e annuncia lo stop alla produzione di veicoli a benzina o diesel a partire dal 2035. Una decisione storica che prevede di eliminare con gradualità la vendita dei mezzi con motori tradizionali per una mobilità più sostenibile a livello ambientale. Lo hanno annunciato ieri i quotidiani nipponici, citando fonti dell’esecutivo. Il Giappone diventerà, dunque, la seconda nazione del G7, dopo il Regno Unito, a stabilire il termine al 2035.
Secondo i media giapponesi, l’obiettivo del governo sarà ufficializzato entro la fine del 2020, dopo le verifiche di una commissione di esperti, affinché la transizione all’elettrico possa realizzarsi entro il 2035. Dopo un primo annuncio a fine ottobre da parte del premier giapponese Yoshihide Suga, il Giappone non perde di vista il suo obiettivo: ridurre a zero le emissioni di gas serra entro il 2050.
Tuttavia, a differenza del Regno Unito, sono ancora sconosciuti i dettagli specifici di questo piano di riduzione delle emissioni, ancora in fase di elaborazione da parte del ministero dell’industria giapponese. Piano che, con ogni probabilità, verrà annunciato entro la fine dell’anno e si concentrerà su una serie di obiettivi ambientali. In vista della transizione verso l’elettrico, bisogna considerare che in Giappone le vendite di vetture a basse emissioni, incluse quelle con motore ibrido, non hanno superato il 40% del totale nel 2019.
A intraprendere la strada verso un mondo più sostenibile e attento all’inquinamento ambientale, non c’è soltanto il Giappone. Abbiamo citato il caso del Regno Unito, che recentemente ha annunciato un piano di transizione all’elettrico entro il 2030, a cui si aggiungono Norvegia e Olanda, attive già da tempo in questo senso. Infine, la Germania, che, nonostante la sua tradizione economica legata al mondo dell’automotive, annuncerà a breve le sue decisioni.