[didascalia fornitore=”PSA”]Foto sito media PSA[/didascalia]
La fusione tra FCA e PSA è ormai ufficiale: la nascita del nuovo gruppo, che sarà il 4° al mondo in termini di produzione, con 8,7 milioni di vetture fabbricate in un anno, non solo contribuirà a ridisegnare il panorama automobilistico mondiale, ma inevitabilmente segnerà, in positivo o in negativo, il futuro dei marchi che appartengono ai due gruppi.
Sono ben 14 i marchi automobilistici coinvolti nella fusione, più di quelli che si trova attualmente a gestire il colosso Volkswagen leader di vendite, e tra questi alcuni corrono il serio rischio di sparire, altri rimarranno e altri ancora vedranno ridisegnato il proprio ruolo all’interno dell’alleanza. Tra coloro che sembrano certi di rimanere c’è Peugeot, indirizzata sempre più verso una direzione premium, così come Citroen e Opel mentre appare complicato un rilancio del brand Lancia che al momento ha un solo modello in listino, la Ypsilon, che pur generando buoni volumi di vendita sembra aver ormai il destino segnato a meno che non si opti per un rilancio in grande stile anche fuori dall’Italia. Discorso diverso, invece, per Fiat, punta di diamante del gruppo FCA al quale pare impossibile che John Elkann rinunci. In questo caso, in particolar modo per 500, due sono le prospettive che si aprono: da un lato un percorso in stile Mini, con il marchio pronto a fare un percorso in solitaria, magari con una forte connotazione ecologica mentre dall’altro lato non è da escludere la permanenza all’interno del nuovo gruppo con un rilancio sempre in chiave elettrica garantendo così a PSA la possibilità di aumentare i propri volumi di vendita in Sud America.
Tra i brand dal futuro incerto c’è senza dubbio Alfa Romeo: la decisione di ridurre il piano di investimenti per la casa di Arese non gioca certo a favore della sua permanenza anche se la conferma dell’arrivo del SUV Tonale non lascia presagire un’uscita immediata. Sarà una decisione complicata quella che Elkann e il CEO Tavares si troveranno a prendere decidendo insieme se dare l’addio a uno dei marchi più gloriosi della storia automobilistica mondiale oppure se proseguire con un brand che chiuderà l’anno con meno di 100mila vetture in tutto il mondo. Discorso simile può essere fatto per DS che sta cercando di creare un brand di prestigio con risultati ancora tutti da decifrare. Futuro che appare roseo, invece, per Jeep, il marchio considerato come il più globale della nuova intesa, che avrà il compito di riconfigurare la gamma di SUV medi con nuovi modelli che, a partire dal 2022, potrebbe far segnare la svolta.