Il nuovo Codice della strada, in attesa dell’approvazione finale di Senato e Camera, impone nuovi obblighi e regole per l’uso dei monopattini; ecco le reazioni.
Il disegno di legge che prevede la riforma del Codice della strada ha fatto e farà discutere: tante le novità previste che rappresentano una vera rivoluzione non solo per gli automobilisti, ma anche per tutti quegli utenti che si sono avvicinati alle nuove forme di mobilità sostenibile che stanno prendendo piede negli ultimi anni.
Tra queste una delle più diffuse sono senza dubbio i monopattini, veicoli che molti scelgono per recarsi a lavoro o per girare la città senza essere prede del traffico. Le novità introdotte dalla possibile riforma, però, potrebbero limitare la diffusione di questi mezzi costringendo gli utenti ad abbandonarli in favore di altri tipi di mobilità.
Il grido d’allarme per i monopattini
Al lanciare il grido d’allarme sulle novità che regolano l’utilizzo dei monopattini in città, inserendo nuovi regole e obblighi, è Alessio Treglia, amministratore di Elerent, che ai microfoni dell’Agi solleva più di una perplessità sulla riforma che prevede tra le altre cose, l’introduzione dell’obbligo del casco per chi usa un monopattino elettrico: “Mi sembra davvero una follia. Sarebbe solo una peculiarità tutta italiana quando recenti sondaggi ci dicono ben altro: il 98% degli utenti che utilizzano un monopattino preferisce spostarsi senza casco e chi può averne disponibilità preferisce comunque non servirsene. E poi dai dati a nostra disposizione sappiamo che gli incidenti sono nettamente in calo, da quando dallo scorso novembre, al termine di un tavolo con le istituzioni, si decise di ridurre la velocità dei mezzi da 25 a 20 km/h. Effettivamente imporre l’uso del casco potrebbe disincentivare chi ha puntato su questo settore e costringere le aziende a guardare ad altri mercati, e non più a quello italiano”, le sue parole.
Un presa di posizione piuttosto netta che si scontra con le novità della riforma. Altra novità che potrebbe essere introdotta con l’approvazione definitiva del nuovo Codice della Strada è quella che prevede l‘obbligatorietà, per i monopattini a propulsione prevalentemente elettrica, di essere assicurati. Attualmente i monopattini in sharing, delle aziende che aderiscono all’associazione di categoria Assosharing, sono 45.900 e sono già coperti dall’assicurazione per responsabilità civile. Invece quelli privati si stima che siano attorno ai 500 mila: in questo caso non ci sono numeri (o previsioni) sulla copertura assicurativa. “Sull’assicurazione posso dire che era già obbligatoria per i servizi di noleggio, diciamo che è una tutela in più per l’utente della strada“, prosegue Treglia.
Dal rapporto nazionale sulla mobilità in sharing, redatto dall’Osservatorio nazionale della Sharing mobility, emergono alcuni dati interessanti sull’incidentalità dei monopattini in affitto che in parte sconfessano gli allarmi degli ultimi tempi. Nel 2021 sono stati 634 gli incidenti registrati con i mezzi in sharing. Di questi il 77% sono avvenuti “a veicolo isolato”, ossia senza coinvolgere altri mezzi o persone e quindi, di fatto nella maggior parte dei casi, senza attivare la responsabilità civile.
L’altra grande novità che riguarda i monopattini e il loro utilizzo è rappresentata dall’introduzione della targa che dovrà essere esposta in maniera visibile; la norma, infatti, parla di un “apposito contrassegno identificativo adesivo, plastificato e non rimovibile, stampato dall’Istituto Poligrafico dello Stato“. Questa sarà composta da una combinazione alfanumerica univoca mentre la stampa e la vendita dei contrassegni sarà regolata dal dipartimento del ministero delle Infrastrutture, ovvero la Motorizzazione. “Quanto alla targa, i nostri mezzi sono dotati di un codice identificativo che consente di emettere una sanzione in caso di violazione del codice della strada. Serve un hardware diverso. Ad esempio, per le frecce, che diventeranno obbligatorie da gennaio 2024, ci sono stati ben due anni di adeguamento. La realtà è che basta ridurre la velocità e consentire a chi guida un monopattino di beneficiare di strade dedicate per risolvere un problema che non c’è”, conclude Treglia.