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E’ il sinonimo di utilitaria tuttofare. Ha festeggiato 25 anni, ma ora esce di scena. La Fiat Punto ha saputo raccogliere un’eredità pesante, con un nome che per 10 anni è stato il più venduto nel segmento B in Europa. Ha raccolto l’eredità della Uno, sapendo proporsi come un nuovo modello vincente. Certo, alti e bassi ne hanno contraddistinto la lunga carriera, adesso costretta a terminare la sua vita, prima che arrivi forse una nuova generazione, figlia probabilmente di un’alleanza con i giapponesi di Mazda. Ma questo è il futuro, non prima di due anni. Quel che è passato, invece, racconta di 9 milioni di esemplari venduti a tutte le latitudini, dal 1993 anno d’esordio di quella due volumi da città firmata Giorgietto Giugiaro.
La matita del designer torinese ha firmato i due punti più alti dello stile Fiat Punto, perché la parentesi della seconda serie, dal 1999 al 2005, si è progressivamente allontanata dalle forme piacevoli e bilanciate tracciate da Giugiaro. Quel progetto firmato dal Centro stile Fiat nel 1999, con linee di rottura: gli spigoli si contrapponevano alle superfici morbide e simpatiche della I serie, con una buona personalità, via via persa fino al restyling del 2003, dove l’equilibrio stilistico era decisamente stato smarrito, soprattutto a causa di un frontale per nulla convincente.
Fiat Punto, l’esordio
In tre metri e 76 centimetri di lunghezza c’è tutto quel che serve per una cittadina completa. Diventa Auto dell’anno nel 1995 e accanto alle versioni più sobrie sfoggia allestimenti decisamente cattivi, come la GT turbo spinta dal motore 1.4 sovralimentato da 136 cavalli. Sotto al cofano trovano spazio anche i diesel, turbo e aspirati, certo lontani dal gioiello d’ingegneria che sarà poi il Multijet 1.3 litri: agli esordi si fa affidamento sul millesette da 70 e 57 cavalli, quest’ultimo aspirato.
Ci sarà con la prima serie anche la declinazione cabrio, con capote in tela e quattro posti, disegnata e prodotta da Bertone.
Sono linee semplici e prive di grandi ricami quelle di Giugiaro, con la particolarità delle luci posteriori a sviluppo verticale, ai lati del lunotto. Una soluzione mantenuta tutt’ora sul modello in commercio. Furono 3.5 milioni gli esemplari prodotti fino al 1999.
Fiat Punto atto secondo
Arriverà a sostituirla un prodotto firmato dal Centro stile Fiat, con le versioni tre e cinque porte differenziate visivamente dai gruppi ottici posteriori. Sempre a sviluppo verticale, sulla tre porte erano spigolosi e sporgenti, mentre sulla cinque porte piatti e a filo con il lunotto. Bella? Meno rispetto alla prima generazione.
Il frontale ospita gruppi ottici rettangolari, con la fiancata improntata alla semplicità. E’ la solita auto tutta sostanza e razionalità, però incapace di emozionare. Se possibile, queste doti “peggioreranno” col passare degli anni, fino al secondo restyling del 2003, quando l’anteriore verrà stravolto con fari più grandi e una calandra finta sul cofano motore. I punti di forza dell’abitabilità e del bagagliaio davvero capiente resteranno intatti, ma la Punto non può certo competere stilisticamente con i prodotti più accattivanti.
E’ più lunga di 4 centimetri se confrontata con la Punto originaria, arrivando a toccare i 3 metri e 80 centimetri sulla tre porte, tre e 84 per la cinque porte. Le plastiche degli interni restano ancora qualitativamente approssimative se confrontate con i prodotti odierni, tuttavia la concorrenza non sfoggiava soluzioni migliori.
L’innovazione reale sta sotto al cofano, con il debutto del primo motore diesel common rail, il millenove Jtd poi affiancato dal 1.3 Multijet 70 cavalli. Le versioni bifuel a metano saranno le prime nel segmento B, come anche la possibilità di avere il climatizzatore bi-zona e il cambio sequenziale Speedgear.
Fiat Grande Punto, torna Giugiaro
Nel 2005 si parte dal foglio bianco per disegnare la terza generazione, quella che attraverso interventi più o meno riusciti di restyling è ancora oggi sulle strade di tutta Europa, e lo sarà per lungo tempo, anche se non più in vendita.. E’ il punto più alto raggiunto dalla Punto, che per l’occasione si chiamerà Grande Punto e verrà disegnata dall’Italdesign di Giugiaro. Lo stile è emozionante, giovane e dinamico, perché l’utilitaria deve anche essere un prodotto piacevole.
Le dimensioni crescono a dismisura, abbattendo il muro dei 4 metri, fino ad arrivare a una lunghezza di 4 metri e 3 centimetri.
Tornano i tratti morbidi, con il muso caratterizzato dalla grande calandra in stile-Maserati e i gruppi ottici a goccia. La linea di cintura alta e a cuneo contribuisce a disegnare un’auto caricata sul frontale, mentre la coda alta con il lunotto e i gruppi ottici dalle dimensioni più contenute esaltano lo spirito nuovo della III generazione.
La rivoluzione stilistica non interessa solo l’esterno, ma colpisce anche l’abitacolo. Una plancia rinnovata nei materiali e nelle forme fa sentire a bordo di un modello di categoria superiore all’utilitaria che doveva essere la Grande Punto. Nel 2009 sul mercato arriverà il restyling Punto Evo, per poi tornare semplicemente a essere Fiat Punto nel 2012.
Meccanicamente nel 2007 si assiste al debutto del motore 1.4 litri turbo benzina, tutt’altro tipo di propulsore rispetto a quello degli esordi, derivato dalla Uno turbo. Il nuovo T-Jet è pensato per incrementare i valori di coppia e migliorare il piacere di guida, con una consistente spinta in basso. Si rispolvererà anche il marchio Abarth, con versioni specifiche e ricche di cavalli, come la Essesse prima e la Supersport poi, con potente di 165 e 180 cavalli espresse sempre dall’unità turbo benzina 1.4 litri.
Successivamente è arrivato il motore bicilindrico 900 cc, forte di 85 cavalli e alternativa valida per mandare in pensione i vecchi Fire 1.2 litri e 1.4 litri aspirati, ancora presenti in gamma ma decisamente superati per muovere dignitosamente la massa dell’utilitaria torinese, decisamente cresciuta rispetto all’esordio 20 anni fa. Negli ultimi tempi il listino era ridotto all’osso, con il 1.2 da 70 cavalli, il 1.3 diesel da 94 cavalli e il 1.4 sia GPL che metano.
In attesa di conoscere chi raccoglierà questa eredità ingombrante, non resta che salutarla. Marchionne l’ha messa fuori scena, i motivi sono sempre i soliti: altri obiettivi, spingere le risorse su altri lidi, puntare ai SUV, modello passato, etc. Un vero peccato.