C’è stato un momento storico in cui Enzo Ferrari fu tentato di lasciare la F1 e di gareggiare nel campionato CART americano.
Oggi si parla spesso di una Ferrari che non prende una posizione decisa su alcuni temi importanti del circus. All’epoca il fondatore della casa modenese non aveva particolari timori reverenziali e sapeva di ricoprire un ruolo essenziale in griglia. La Rossa ha sempre preso parte a tutti i campionati del mondo di F1, acquisendo una posizione privilegiata, ma i tempi sono cambiati.
La Scuderia non ha più lo stesso appeal di prima e lo dimostrano, nei fatti, anche gli attuali fenomeni del circus. Gli ultimi 3 campioni del mondo di F1 non hanno mai corso per Ferrari. Lewis Hamilton ha declinato le offerte ricevuto da John Elkann, mentre Max Verstappen non ha mai manifestato la voglia di lasciare la Red Bull Racing. Per tornare ad una Ferrari vincente occorre fare un salto indietro di oltre 15 anni. Kimi Raikkonen, nel 2007, è stato l’ultimo campione della Rossa.
Nella stagione successiva, con Ice-man e Felipe Massa, arrivò anche l’ultimo riconoscimento costruttori. Oggi la Rossa è nelle mani di Leclerc che ha lanciato un importante appello ai fan. Il finlandese e il brasiliano hanno scritto una pagina di storia del Cavallino. Da allora la Formula 1 è cambiata tantissimo con il rilancio, in chiave moderna, delle monoposto ad effetto suolo e la novità dei motori ibridi. Per analizzare cosa spinse a vagliare la possibilità di uscire dalla F1 occorre ricordare la rivoluzione dei turbo che investì la F1 alla fine degli anni ’70.
Negli Stati Uniti, in occasione del GP del 1978, la Renault con il francese Jean-Pierre Jabouille fece la storia, diventando il primo a completare una corsa in una monoposto alimentata da un motore turbo, tagliando il traguardo in quarta posizione. La RS01 stravolse tutti i paradigmi dell’epoca e la F1 non fu più la stessa. All’inizio della stagione 1986, infatti, tutte le auto sulla griglia di partenza erano dotate di motori turbo.
L’idea di Enzo Ferrari di lasciare la F1
Le potenze spropositate dei motori turbo indussero la FIA a delle attente riflessioni sulla sicurezza. La Federazione aveva intenzione di non utilizzare più motori turbo per privilegiare invece i motori aspirati a otto cilindri. La novità regolamentare fece infuriare il Drake che minacciò la FIA che, in mancanza di un’apertura ad un dialogo sulla questione, avrebbe abbandonato del tutto la Formula 1 per andare a competere nel campionato CART.
Per farsi prendere sul serio, nel 1986, la Ferrari chiamò il pilota Michele Alboreto, che l’anno precedente aveva lottato con Alain Prost per la vittoria del titolo, per testare la Ferrari 637, costruita per vincere la Indy 500. Il Direttore Sportivo della Scuderia, Marco Piccinini, volò negli Stati Uniti per conoscere gli organizzatori e le squadre concorrenti. Per vincere la Ferrari aveva bisogno della partnership con una squadra già esperta e si puntò su Truesports, il team guidato dal driver Bobby Rahal.
Equipaggiata da un motore V8 turbo da 2,6 litri, la versione finale della 637 si rivelò eccessiva per la FIA, che voleva che la Ferrari rimanesse in Formula 1. Potere osservala in alto nel video del canale YouTube Triple Crown Racing. La 637, infatti, era un fulmine, ma fu messa da parte perché la Scuderia rimase nel circus e la FIA dovette consentire l’uso dei motori turbo nella categoria regina del Motorsport per altre due annate.