FCA chiede un finanziamento a tasso agevolato di 6,3 miliardi di euro a Intesa Sanpaolo garantito da Sace. Per far fronte alla crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria FCA Italy avrebbe chiesto il massimo consentito dal Decreto Liquidità. Il 25% del fatturato fatto registrare dalla società lo scorso anno. Il prestito FCA verrebbe concesso da Intesa Sanpaolo e un pool di altre banche, con lo Stato, che farebbe da garante per l’80% dell’ammontare. Nel caso in cui FCA non fosse in grado di ripagare il debito, l’erario potrebbero essere costretto a restituire 5 miliardi di euro alle banche.
La richiesta della branca italiana di Fiat Chrysler Automobiles ha immediatamente provocato un’escalation reazioni non esattamente positive. Al fianco dei tweet e post di vari esponenti politici (tra i quali si segnalano quelli di Orlando del PD e Fratoianni di Leu), si registra anche una dura presa di posizione da parte della CGIA di Mestre. In particolare si fa leva sull’inaccettabilità da parte un grande gruppo industriale, che ha deciso legittimamente di spostare la sede legale nei Paesi Bassi, di chiedere, con la controllata Fca Italy, un finanziamento avvalendosi delle garanzie pubbliche dello Stato che ha, invece, abbandonato.
Nel caso il prestito venisse garantito, FCA Italy però dovrebbe sottostare ad alcune condizioni imposte dall’Esecutivo. Prima di tutto, non dovrebbe erogare dividendi agli azionisti né per il prossimo anno (previsto da 1,1 miliardi) né per i prossimi anni. Inoltre, non potrebbe effettuare riacquisto di azioni proprie in un momento di andamento ribassista del mercato.
Questione che potrebbe incidere negativamente sull’accordo fusione Fca-PSA. Dagli accordi pre-pandemia, agli azionisti FCA sarebbe toccato un maxi-dividendo da 5,5 miliardi straordinario. Che, probabilmente, non potrebbe essere più erogato in caso di accesso al prestito da 6,3 miliardi.
“FCA è la piu grande società industriale in Italia, che impiega in maniera diretta 55.000 persone in 16 stabilimenti produttivi e 26 poli dedicati alla Ricerca e Sviluppo. Inoltre, piu di 200.000 posti di lavoro nelle 5.500 societa fornitrici italiane altamente specializzate, sono direttamente legati al successo della continuità operativa della Societa“. In questo modo la nota ufficiale il gruppo manifesta la centralità dell’azienda nel tessuto produttivo nazionale, specificando come “altri 120.000 posti di lavoro in 12.000 imprese di tutte le dimensioni sono coinvolti nei concessionari e nell’assistenza ai clienti a supporto dell’industria automobilistica italiana, e il 40% del fatturato annuale dal settore della componentistica automotive, pari a 50 miliardi di euro, deriva dalle commesse di FCA“.
L’operazione di finanziamento, che ha come richiedente la società con sede a Torino, viene dunque considerata come strumentale per il rilancio di un settore e il sostegno ai suoi livelli occupazionali, come del resto sottolineato anche da presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Parliamo di fabbriche italiane, di lavoro italiano, che occupano tantissimi lavoratrici e lavoratori italiani. Se Fca può chiedere i soldi, significa che le norme del decreto legge lo consentono”.
Anche per Matteo Renzi la notizia del prestito FCA è da cogliere come una buona notizia che su Facebook fa sapere: “Se Fiat Chrysler chiede un prestito alle banche da 6.3 miliardi per investire in Italia e tenere aperte le fabbriche questa è una buona notizia. Evocare i ‘poteri forti’ e gli ‘interessi dei padroni’ è ridicolo. FCA chiede un prestito, alle banche, per investire, in Italia. Che male c’è? Mi sarei preoccupato se non lo avesse fatto“. Commenti positivi all’operazione prestito, giudicata un apripista per il futuro, arrivano dai sindacati. Fim, Uilm e Fiom si sono però detti delusi per la totale assenza di misure per il sostegno al mercato dell’auto nel decreto rilancio del governo.