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Attualità e curiosità

Esiste una Mini “giapponese”? Probabilmente l’hai vista e non te ne sei nemmeno accorto

Esiste una Mini “giapponese”? A prima vista tutti diremmo di no, eppure sarebbe un errore. Anche grossolano, perché invece l’abbiamo vista tutti.

Poche automobili sono così iconiche quanto la Mini, per forma e stile. La mitica vettura britannica continua ancora oggi, attraverso i suoi nuovi modelli, a conquistare automobilisti in tutto il mondo, ed è ormai divenuta molto più che un semplice mezzo di trasporto. Ma come risponderesti se vi dicessimo che in realtà questa vettura è giapponese? Chiaramente restereste spiazzati, eppure dovete crederci: esiste anche una Mini giapponese.

La Mini è un’auto iconica, ma che c’entra il Giappone? (Ansa Foto) Alla Guida

Non stiamo parlando di una replica né di una brutta copia della celebre auto britannica, ma proprio di una Mini ufficiale. Prima però, un piccolo chiarimento sull’origine di questa automobile unica. La Mini vera e propria nasce nel 1959 ed è prodotta dalla British Motor Corporation, diventando subito famosissima in tutto il mondo. Questo accade sia perché alcune case straniere ne riutilizzando il modello su licenza, tipo la Innocenti qui in Italia, ma anche grazie a film di successo come “The Italian Job” del 1969.

La produzione della Mini “storica” è andata avanti fino al 2000, e dall’anno dopo è entrata in produzione una nuova versione. Stavolta però non più interamente britannica: infatti, dopo la chiusura della British Motor Corporation, il marchio della mitica berlina 2 volumi è stato rilevato dalla tedesca BMW. Da allora ne sono state realizzate in tutto tre serie, con aggiornamenti e restyling nel 2007 e nel 2014, più varie versioni derivate, che non hanno fatto che confermarne il successo nel mondo.

La Mini “giapponese” che tutti conoscono: ecco il segreto

Che cosa c’entra allora il Giappone con questa vettura britannica ora tedesca? Beh, il segreto sta nel motore. Infatti, la prima serie della nuova Mini, prodotta da BMW tra il 2001 e il 2007, comprende un modello che montava un motore Toyota. Originariamente, i modelli R50, R52 e R53 usavano un motore Pentagon Chrysler Rover, ma nel 2003 venne prodotta una nuova versione, denominata Mini One D, che usava un motore prodotto dalla casa nipponica.

Un paio di Mini di nuova generazione. (Ansa Foto) Alla Guida

Si tratta, nello specifico, di un 4 cilindri common rail da 1,4 litri e 75 cavalli. Quindi, in qualche modo, questa Mini One D è in realtà almeno in parte giapponese, anche se poi il suo modello originale è frutto del disegno dello statunitense Frank Stephenson. Insomma, la Mini si conferma un’auto cosmopolita, con tante diverse ispirazioni e origini variegate, anche se il suo cuore resta ovviamente Made in UK.

Valerio

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