Un’auto che si apre come un frigorifero, più minuscola di una citycar e con un portellone al posto del cofano anteriore: è la BMW più pazza mai prodotta.
Ci sono creazioni automobilistiche che lasciano sbalorditi per la loro eccentricità. Vengono da un tempo in cui, decisamente, le auto non erano tutte uguali. Spesso dagli anni ’50, tempi di motorizzazione torrenziale, dopo i i disastri della guerra. E che hanno regalato al mondo creazioni uniche, persino nella razionale Germania.
Per un periodo, le strade tedesche si riempirono di una piccola auto sferica, che attirava gli sguardi stupiti dei passanti. La chiamavano “bubble car”, sembrava uscita da un fumetto di fantascienza. Quella strana creatura su quattro ruote non era solo un’auto diversa dalle altre – rappresentava la salvezza per un’azienda sull’orlo del baratro.
La piccola rivoluzione che salvò BMW
La storia inizia nel momento più buio. Le moto BMW non vendevano più, le lussuose berline divoravano risorse ma non trovavano clienti. L’azienda bavarese rischiava di chiudere quando, al Salone di Torino del 1954, i dirigenti notarono una curiosa microcar italiana. La produceva Iso Rivolta, un’azienda specializzata in frigoriferi. Quella visione insolita scatenò una scintilla: poteva essere la svolta tanto attesa.
I tecnici tedeschi si lanciarono nel progetto con entusiasmo. Presero il design italiano e lo resero più “BMW”, montarono un piccolo motore da moto da 250cc (poi aumentato a 300), giusto per raggiungere gli 85 orari. Il risultato era sorprendente: l’intera parte anteriore si spalancava come un gigantesco portellone, trascinando con sé volante e cruscotto. I passeggeri entravano come in una navicella spaziale in miniatura.
La piccola Isetta conquistò subito il pubblico. Costava poco, consumava pochissimo, si guidava con la patente della moto. Nelle città affollate sgusciava nel traffico come un’anguilla, parcheggiava in spazi impossibili. Due persone ci stavano comode, i bagagli trovavano posto su un portapacchi esterno – proprio come nelle vacanze di una volta.
Le vendite esplosero oltre ogni previsione. In otto anni più di 160.000 Isette invasero le strade europee, stabilendo un record ancora imbattuto per le auto monocilindro. I tedeschi ci andavano persino in vacanza in Italia, affrontando i passi alpini alla velocità di una bicicletta elettrica moderna.
I dettagli nascondevano sorprese curiose. Il tetto in tela apribile non era un vezzo estetico: serviva come via di fuga se il portellone anteriore si fosse bloccato. I primi modelli avevano finestrini che si aprivano verso l’esterno, sostituiti poi da vetri scorrevoli più pratici.
Oggi la Isetta fa impazzire i collezionisti. Resta un momento irripetibile dell’industria automobilistica, quando il coraggio di osare e la necessità di sopravvivere crearono qualcosa di unico. Forse irripetibile. E in questo caso si può aggiungere “fortunatamente”.