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Dramma Automotive, migliaia di operai licenziati: non finirà qui, i sindacati intervengono

Duemila famiglie stanno per perdere la sicurezza del loro posto di lavoro. Il colosso automotive ha annunciato tagli molto dolorosi.

Non è un periodo facile per chi lavora nell’automotive. Molte certezze sono cadute e anche la speranza che la transizione elettica portasse il sereno si stanno rivelando illusorie. Negli stabilimenti Nissan di Smyrna e Canton l’aria è pesante. Le quattro linee di montaggio, finora attive giorno e notte, rallenteranno il ritmo.

Licenziamenti in vista – allaguida.it

Gli operai lo sanno: un quarto della produzione sparirà. Le fabbriche sembrano già diverse, più silenziose. Nei corridoi si parla sottovoce, negli spogliatoi si fanno calcoli. Chi resterà? Chi dovrà andarsene? I sindacati hanno già alzato la voce, pronti a difendere i posti di lavoro. Le città intorno agli stabilimenti trattengono il fiato.

La scure si abbatte sulla produzione

I numeri sono decisamente preoccupanti: duemila persone a casa entro fine 2025. A Canton chiuderà una linea di produzione. Le auto prodotte caleranno di un quarto. I progetti per le elettriche? Rimandati al 2028. Gli operai più anziani ricordano tempi migliori, quando le assunzioni non si fermavano mai.

Nissan taglia la produzione – allaguida.it

Due ragioni spingono Nissan a questa decisione: la prima è pratica: la fusione con Honda richiede tagli drastici per avere un senso economico: due giganti sotto lo stesso tetto devono fare spazio. La seconda è politica: Trump vuole alzare i dazi sulle auto dal Messico al 25%. Per Nissan sarebbe un disastro: dal Messico arrivano 200mila auto all’anno.

Le fabbriche americane di Nissan erano un punto fermo e davano lavoro sicuro con stipendi dignitosi e prospettive per il futuro. Ora tutto cambierà, e non in meglio: l’elettrico richiede investimenti enormi. I costi salgono mentre la concorrenza non dà tregua.

Vicino agli stabilimenti si respira preoccupazione. Gli operai Nissan erano il motore dell’economia locale. I loro stipendi muovevano tutto, compravano case, animavano i ristoranti, riempivano i negozi. Ora molti dovranno reinventarsi anche se gli stabilimenti non chiuderanno, produrranno soltanto di meno.

L’auto sta cambiando pelle. Le vecchie linee di montaggio non bastano più. Servono robot nuovi, operai con skills diverse, processi ripensati da zero. Altri costruttori seguiranno l’esempio Nissan. Gli operai lo vivono sulla loro pelle. I sindacati promettono battaglia. Le città dell’auto americana guardano al domani con occhi diversi, molto meno confortati dalle certezze. Tutti sanno che il cambiamento è iniziato ma nessuno sa dove porterà.

In Tennessee e Mississippi si guarda al futuro con apprensione. Le comunità locali, cresciute all’ombra dei cancelli Nissan, cercano nuove strade. Gli operai più giovani pensano già a cambiare mestiere. I più esperti sperano di resistere fino alla pensione. Le famiglie fanno i conti, stringono la cinghia, guardano gli annunci di lavoro. L’industria dell’auto non sarà più la stessa, e nemmeno la vita di tantissime famoglie

Antonio Pinter

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