Momenti complicati in casa Stellantis, con alcune auto che hanno portato addirittura alla nascita di una class action.
In questi ultimi anni, il Gruppo Stellantis ha evidenziato una serie di problematiche da un punto di vista gestionale. Il colosso infatti sta cercando in tutti i modi di far quadrare i conti, soprattutto con alcuni stabilimenti che sono costretti da tempo a portare i lavoratori nella condizione di essere in cassa integrazione o peggio ancora alla chiusura dello stabilimento.
Non sarà di certo semplice per Stellantis riuscire a far quadrare i conti in questa situazione complessa, considerando anche come a livello popolare ci sia parecchio malumore. Si sa che la sicurezza è una delle tematiche che sta maggiormente a cuore ai cittadini, con questa che non può e non deve in alcun modo essere sottovalutata, soprattutto quando si va in auto.
Accade dunque che quando non si sono progettati gli airbag nel modo più preciso e certosino possibile, qualcuno possa anche sentirsi in dovere di far partire una “class action”. Ancora una volta sono i marchi di Citroen e DS che devono fare i conti contro la furia popolare, con le accuse che sono molto gravi e che rischiano di portare così all’ennesimo maxi richiamo.
Da diverso tempo a questa parte si sta cercando di capire fino in fondo quali siano i reali problemi legati agli airbag Takata. Questi infatti sono stati messi sotto l’occhio del ciclone diversi anni fa, in quanto il loro sistema di gonfiaggio non era considerato in regola, anzi andava a peggiorare la situazione per gli automobilisti in caso di incidente, visto che vi era anche il rischio di esplosione con lancio di detriti.
La situazione prosegue da anni e in teoria le case automobilistiche avrebbero dovuto fare già di tutto per completare il richiamo delle auto incriminate. Stando a quanto riporta però la class action fatta partire dagli automobilisti di Citroen C3, prodotte tra il 9 aprile 2009 e il 20 febbraio 2017, e DS3, realizzate dal 26 giugno 2009 e il 30 maggio 2019, l’operazione risulterebbe ancora decisamente incompleta e non certo al passo con i tempi richiesti.
Il fatto di non avere un’auto pienamente a norma, come si legge nel testo di Gateway dell’Unione Europea, evidenzia come aumentino sensibilmente il rischio di morte o di gravi lesioni. La class action è gestita da Adusbef Aps, grazie al presidente Antonio Tazza e dal Codacons, con l’accusa che è rivolta nei confronti di PSA Groupe Italia.