Nuovo capitolo Dieselgate FCA. Negli stessi giorni in cui negli Stati Uniti Volkswagen ha annunciato che pagherà in America 4,3 miliardi di dollari di danni per lo scandalo dieselgate, e l’onnipotente agenzia ambientale EPA ha accusato il gruppo FCA di aver usato sul suo motore diesel 3.0 (montato negli USA su Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram 1500) l’esistenza di software analoghi al defeat device di Volkswagen, il governo della Germania di una Angela Merkel in disperata ricerca di consensi per una rielezione ne ha approfittato per colpire uno storico concorrente delle industrie tedesche.
LA GERMANIA CHIAMA E L’EUROPA RISPONDE
La situazione si potrebbe riassumere così: Berlino ordina, Bruxelles obbedisce, Roma si difende, FCA annaspa in mezzo ad una guerra tutta politica. Come si fa a non pensare male? Dopo le accuse americane, lanciate da una dirigenza EPA che sa di avere i giorni contati nel momento in cui Donald Trump avrà tempo di occuparsi di loro, il ministro tedesco dei trasporti Alexander Dobrindt ha dichiarato con un tono arrogante alla stampa nazionale che la Commissione europea dovrebbe addirittura “garantire il richiamo” di alcuni modelli del gruppo FCA. In questo caso si tratta, guarda un po’ che coincidenza, delle versioni con motore diesel 2.0 di due fra i modelli di maggior successo del gruppo italo-americano, cioè Jeep Renegade e Fiat 500X, oltre al veicolo commerciale Doblò.
E’ una guerra che va avanti da un bel po’. I tedeschi (e gli americani) sostengono che in quei motori un software disattiverebbe in modo illegale i dispositivi di trattamento dello scarico. Invece Fiat sostiene che il software interverrebbe solo nei casi leciti, cioè nelle situazioni in cui la mancata disattivazione danneggerebbe il motore stesso.
L’ITALIA RISPONDE CON DECISIONE
Per una volta il governo italiano ha risposto per le rime. Il ministro dei trasporti Graziano Delrio ha dichiarato al TG3 che “La richiesta della Germania alla UE di una campagna di ritiro dei modelli FCA è totalmente irricevibile. Non si danno ordini ad un paese sovrano come l’Italia. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali. Questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati, di responsabilità di ogni nazione verso le case produttrici”.
Infine, nelle ultime ore il ministero dei trasporti italiano è ancora intervenuto, diffondendo una nota, in cui ricorda che sono state effettuate verifiche sulla 500X: “L’Italia ha sempre puntualmente risposto alle richieste della Commissione UE. La Motorizzazione ha effettuato le necessarie verifiche e ha inviato una dettagliata relazione alle autorità tedesche, dalla quale si evince che Fiat 500X, a differenza di quanto sostenuto dalla Germania, è conforme alla normativa vigente“.
LA FRECCIATA DI TRUMP A BERLINO E BRUXELLES