Sergio Marchionne ha certamente realizzato grandissime cose, ma sai il suo vero segreto? Scopriamolo insieme.
Sergio Marchionne è stato, senza la benché minima ombra di dubbio, uno dei volti più rinomati e importanti dell’industria italiana ed internazionale. Un personaggio pubblico in grado di fare veramente grandissime cose, a partire dal salvataggio della Fiat, per arrivare all’acquisizione della Chrysler e così via. Oggi esiste Stellantis, che è la fusione fra FCA e PSA.
Verrebbe da chiedersi, a riguardo, quale sarebbe il pensiero dell’ex Presidente Ferrari, che nel 2018 ha lasciato il suo impero economico, commerciale e aziendale per sempre.
Di sicuro non ci sono dubbi sul suo modo di concepire la cosiddetta fabbrica piatta. Ma cosa sarebbe? Scopriamolo insieme, dato che per Marchionne si trattava di un modello di società molto, molto, molto particolare.
Marchionne e la fabbrica piatta: un impero basato sul collettivo
Come riportato eccellentemente da La Pressa, al Festival dell’Economia di Trento, nel 2014 Sergio Marchionne intervenì alla presentazione del libro ‘Made in Torino?’. Uno studente di economia gli chiese che cosa dovrebbero fare i manager italiani per aumentare la produttività, e se sarebbe giusto appiattire i processi decisionali nelle imprese. Secondo Marchionne “più stretto è il controllo e peggio funziona un’azienda. Per questo motivo, io ho 70-80 persone con le quali lavoro direttamente e le discussioni sono maggiormente distribuite”.
Da questo momento in poi, parte la spiegazione della cosiddetta fabbrica piatta. Quest’ultima si basa principalmente su sette concetti. Il primo è il seguente: togliere i livelli dirigenziali intermedi; il secondo è quello di distribuire le responsabilità. Questi due principi permettono – almeno sulla carta – di prendere decisioni condivise e rapidità di esecuzione. In poche parole, in questo modo i manager hanno libertà e spazio d’azione. Il terzo concetto riguarda la velocità nelle decisioni. Il quarto si riferisce alla selezione della persona giusta al momento giusto. Il quinto è legato alla convivenza tra premio e penalità. Il sesto concetto è il seguente: dirigenti e operai insieme; il settimo e ultimo prevederebbe di togliere i legami gerarchici e creare un sistema collaborativo.
Queste ultime due postille non sono meno importanti delle precedenti cinque. Marchionne, per fare un esempio, impose la chiusura di tutte le ‘palazzine uffici’ nelle fabbriche e nei centri direzionali. Ad Auburn Hills, enorme quartiere generale di Chrysler, il secondo edificio più grande degli Stati Uniti dopo il Pentagono, chiuse l’accesso al suo ufficio collocato su una torretta al dodicesimo piano. Lui lavorava infatti in un normalissimo ufficio al secondo piano.
Peraltro di fronte ad un normale ingegnere. La fabbrica piatta pare essere un blocco aziendale che lega maggiormente ogni membro dell’azienda, con meno distacchi fra un dirigente e un operaio e più compattezza fra le parti. Un metodo lavorativo diverso da altri più ‘cinici’, se vogliamo, e che probabilmente ci spiega il motivo che ha portato allo straordinario impero di Sergio Marchionne.