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Ci ha messo più di 50 anni per tornare a sposarsi con la carrozzeria cabrio: Corvette Z06 Convertible riporta la sigla Z06 sulla variante scoperta della supercar statunitense. Già apprezzata nelle varianti coupé e convertibile, la Stingray, era toccato recentemente alla Z06 debuttare a Detroit con una presentazione in grande stile. Da Detroit al Salone di New York 2014, dalla coupé alla cabrio, questo il passo successivo.
Gran bel vestito quello ritagliato per la Z06 Convertible, immutata nella tecnica se messa a confronto con la versione chiusa, concentra le modifiche tutte intorno alla capote in tessuto.
Si potrà scegliere tra quattro colorazioni e si aziona anche in movimento, fino a 50 km/h. Come ogni declinazione cabrio che si rispetti, la domanda d’obbligo è: quanto pesa in più? Gli ingegneri che hanno sviluppato la Z06 coupé giurano che sulla bilancia segneranno un peso quasi identico, grazie al telaio – tutto nuovo e in alluminio – sul quale è nata la Corvette Stingray: 20% più rigido che in passato.
Esteticamente non si può non restare ammaliati dall’aggressività del muso, caratterizzato dalle prese d’aria ai lati della grande bocca centrale, oppure dal cofano motore con ampi sfoghi d’aria in corrispondenza del V8 sovralimentato. Tanta attenzione all’aerodinamica, con lo splitter anteriore di serie, modificato in fibra di carbonio su richiesta e addirittura in elemento di aerodinamica attiva, regolabile, con il pacchetto Z07. Quest’ultimo prevede anche un’ala posteriore in carbonio a incidenza variabile, oltre a gomme Michelin Pilot Sport Cup e freni carboceramici Brembo (394 millimetri il diametro di quelli anteriori, 388 al retrotreno).
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E’ la Corvette Convertible più estrema che si possa creare quest’ultima, sempre con ben al centro il motore sovralimentato LT4, da 6.2 litri di cubatura, 635 cavalli e 861 Nm di coppia massima. Americano. Basta un termine per descriverlo, nonostante chicche “scontate” per la tecnica automobilistica europea, come iniezione diretta, doppia fasatura variabile ed esclusione selettiva dei cilindri ai carichi parziali per risparmiare carburante.
Tra Corvette Z06 Convertible e una “comune” Stingray le differenze sono anche dinamiche, perché la carreggiata anteriore è più larga di 56 millimetri, che diventano 80 al posteriore. E l’elettronica? Raffinata. Dal Drive Mode Selector si può intervenire sul Launch Control (in modalità Track), oppure il controllo di trazione, per adeguarlo alle condizini climatiche, oltre al Performance Traction Management (ancora una volta solo in modalità Track): cinque step di gestione della coppia erogata e di intervento del freno motore, per ottimizzare la guidabilità. Pregevole anche il differenziale a slittamento limitato, con una frizione azionata idraulicamente e a gestione elettronica, in grado di leggere velocità, angolo di sterzo e posizione della farfalla per adeguare automaticamente il grado di chiusura ed esaltare frenata e trazione.
Abbiamo dimenticato qualcosa? Sì. Due possibilità di cambiata: manuale, sette marce – a dire il vero un po’ complessa da gestire negli innesti – o automatica 8 marce, con un comando made in GM. Infine, i cerchi multirazze sui quali poggia un pezzo di storia dell’auto sportiva americana sono differenziati: 19 pollici e 20 pollici, rispettivamente con gommatura 285/30 R19 e 325/25 R20